Contratto unico, indennità di reinserimento: 2/3 anni di sperimentazione

Il ministro del Lavoro Elsa Fornero

ROMA – Il ministro del Lavoro Elsa Fornero sta studiando l’eventualità di una sperimentazione a tempo, due o tre anni e su base volontaria, per testare nuove misure sui contratti, sulle indennità di reinserimento e su una maggiore flessibilità in uscita. Lo schema, grazie anche alla disponibilità di alcune regioni (Veneto, Trentino, Calabria), mira a superare l’impasse attuale, con la Cgil ferma nel rifiuto a ogni modifica dell’articolo 18, la Cisl che vuole rendere più oneroso per le imprese il ricorso al lavoro flessibile e Confindustria che invece non non vuole che siano le imprese ad accollarsi questo onere.

In effetti il piano, ispirandosi alla proposta del senatore e giuslavorista Ichino, prevede, in cambio di maggiore flessibilità, una indennità di reinserimento per il 90% a carico dell’Inps e un 10% a carico delle imprese. Quota per le imprese destinata a crescere con il crescere del periodo di erogazione dell’indennità. La percentuale che spetta alle imprese andrebbe a finanziare, insieme a parte del recupero dell’evasione fiscale (chiede la Cisl), un nuovo sistema di ammortizzatori sociali.

C’è poi il problema dello sfoltimento della jungla contrattualistica attuale: dai 34 contratti esistenti al momento si deve scegliere se passare a un contratto unico. Un contratto unico, insieme alla proposta del reddito minimo garantito, non è esattamente nei pensieri dei sindacati. Anche il metodo scelto dalla Fornero non entusiasma le tre confederazioni (più l’Ugl). Gli incontri fissati dalla Fornero avverranno separatamente e non tutti insieme come chiedevano: oggi tocca a Cisl e Uil, domani all’Ugl.

Mercoledì a Confindustria. Cisl e Uil vedono con favore, anche ai fini della trattativa, l’estensione delle tutele e degli ammortizzatori sociali anche per i lavoratori “atipici” che al momento ne sono sprovvisti. La linea Monti, che l’ha ribadita anche domenica sera nel salotto di Fabio Fazio in televisione, punta a non enfatizzare troppo la parte, sia pur importante, degli obblighi normativi (leggi articolo 18) a vantaggio di una accresciuta considerazione della crescita occupazionale. La sperimentazione servirà proprio a questo: verifichiamo cosa succede in concreto per far crescere il lavoro e favorire l’inserimento dei giovani.

Published by
Warsamé Dini Casali