ROMA – Se la corruzione dilaga, perché non offrire un premio ai pentiti della mazzetta? Una bella taglia, magari tra il 15 e il 30% della somma recuperata dall’erario. L’idea era già circolata, ora è sul punto di essere adottata visto che è già sul tavolo del ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi. L’hanno elaborata i saggi chiamati dal governo per contrastare il fenomeno della corruzione nella pubblica amministrazione, il cui costo è valutato dalla Corte dei Conti in 60 miliardi l’anno. Un giurista, Giorgio Spangher, un magistrato anti-camorra, Raffaele Cantone e un esperto amministrativista, Francesco Merloni si sono ispirati all’esperienza americana: solo un incentivo economico può spezzare il circolo vizioso che lega corrotto e corruttore.
La corruzione “è un reato di difficile emersione – scrivono i saggi – perché si basa su un accordo criminoso tra corruttore e corrotto, entrambi interessati a mantenere segrete le proprie condotte”. Chi denuncia le tangenti verrà trattato come un pentito: massima protezione e riservatezza. Protezione anche da eventuali discriminazioni del datore di lavoro, che se vede violare la privacy e la segretezza su ogni informazione inerente la sua impresa, ha diritto di licenziare in tronco “chi canta”. Il piatto forte della proposta, si capisce, è però il premio in denaro: parlare, spezzare il muro di omertà, sarà redditizio, la taglia può arrivare fino a due milioni di euro. Basterà aspettare la sentenza di condanna definitiva della Corte dei Conti.
La relazione dei saggi non si ferma qui. E’ prevista anche l’introduzione di una figura di peso, un manager responsabile, cui chieder conto di eventuali pratiche corruttive all’interno della pubblica amministrazione. Un potenziamento dell’auditing interno da affidare a un dirigente di prima fascia. Costui, se vengono accertati passaggi di denaro illeciti e scambi di favori tramite mazzette, elargizioni, o altre utilità, deve risponderne. Dovrà darsi da fare, vigilare il personale altrimenti rischierà il posto o una sanzione pecuniaria con una trattenuta in busta paga da un mese a 6 mesi di stipendio.