ROMA – ”La Banca di Roma aveva interesse all’emissione dei bond Cirio per via dell’esposizione del gruppo agroalimentare, in una logica di sostituzione del credito a rischio con del credito meno a rischio”. Lo ha detto il pm di Roma Gustavo De Marinis nel corso della requisitoria al processo per il crac da 1.125 milioni di euro (in gran parte costituito da bond) della Cirio nel periodo della gestione di Sergio Cragnotti. I fatti risalgono al 2003, quando il fallimento del gruppo Cirio, allora guidato da Cragnotti, fece andare in default obbligazioni per 1,25 miliardi di euro.
Sotto processo, oltre all’ex patron del gruppo, ci sono altre 44 persone e tra loro, con l’accusa di bancarotta ed altri reati, a seconda delle posizioni, il presidente del consiglio di sorveglianza di Mediobanca, Cesare Geronzi, l’ex ad della Banca Popolare di Lodi, Giampiero Fiorani, la moglie di Cragnotti, Flora Pizzichemi, il genero, Filippo Fucile, i figli Andrea, Elisabetta e Massimo. Tutti devono rispondere di falso, truffa e bancarotta in varie declinazioni. Le richieste da parte dei rappresentanti dell’accusa sono previste per il 2 marzo prossimo.
Nel mirino, come fa notare il Fatto Quotidiano, finisce così anche Cesare Geronzi, oggi al vertice delle Assicurazioni Generali, all’epoca presidente di Banca di Roma (poi Capitalia). Geronzi, scrive il Fatto, è chiamato a rispondere dei reati di concorso in bancarotta distrattiva e preferenziale.
”La Banca di Roma – ha detto il pm De Marinis – mise in atto un’operazione di pulizia del proprio bilancio per coprire crediti gravati da una situazione di anomalia. Le maggiori fonti di liquidità del gruppo provenivano dal sistema bancario e tra queste la Banca di Roma, istituto che ha affiancato Cirio coprendo il 40 percento dei finanziamenti”.
Secondo l’accusa, “le obbligazioni Cirio furono emesse sul mercato lussemburghese nel solo formale rispetto delle regole. In realtà ci fu una sostanziale elusione della normativa vigente”. Il pm ha ricordato che 800 milioni di euro di quei bond furono piazzati ai piccoli e medi risparmatori invece che agli investitori istituzionali, nella fase di contrattazione legata al “grey market”, cioè nel periodo tra il lancio del titolo e la data in cui il titolo viene messo nella disponibilità degli acquirenti. E gli investitori, sottolinea il pm, “non furono messi nella condizione di avere informazioni sullo stato economico-finanziario delle csocietà emittenti e garanti e sul grado di rischio dell’affare”.
”Nessuno può negare – ha aggiunto il pm – che i bond siano stati inseriti nel paniere da proporre ai risparmiatori”. Invece, per l’accusa, le ”emissioni dei titoli Cirio sul mercato lussemburghese tra il 2000 ed il 2002 furono compiute tramite offerte destinate ai soli investitori istituzionali, in particolare le banche”.