ROMA – I crediti che le aziende vantano con lo Stato potrebbero essere scontati allo sportello delle banche. E’ una soluzione cui stanno lavorando il ministro dello Sviluppo Passera, il vice di Monti all’Economia Grilli e le associazioni bancarie: non senza una mediazione con Bruxelles, visto che eventuali garanzie in banca si trasformano ipso facto in titoli finanziari, cioè altro debito pubblico. Arriva a 70 miliardi il totale delle somme dovute dalla pubblica amministrazione alle imprese: un debito che equivale al 4% di prodotto interno lordo immobilizzato, che toglie risorse, denaro circolante all’economia stagnante, che strangola le aziende (credit crunch), che viola le normative europee e che in ogni caso nel 2013 dovrà essere un problema risolto se non si vuole incorrere in ulteriori infrazioni penalizzanti.
Se in Germania lo Stato ci mette 35 giorni per pagare imprese e fornitori, in Francia 64, in Italia occorre attendere 180 giorni, 6 mesi ed è una tendenza che nell’ultimo anno è diventata ancor più patologica, visto che nel 2010 ci volevano 128 giorni. La questione si impone per risolvere il problema della illiquidità strutturale che frena crescita e sviluppo: ma i tentativi studiati dalla Banca d’Italia si sono arenati, come, per esempio, quello di pagare gli arretrati alle imprese attraverso titoli di Stato. I crediti cioè trasformati in Bot e Btp: impossibile, perché salirebbe subito e troppo il rapporto tra debito pubblico e Pil, impossibile per i vincoli e gli impegni assunti in Europa.
Come uscirne? La proposta caldeggiata dal Passera e Grilli mira a convincere le banche ad accettare i crediti del privato con lo Stato come garanzia per ottenere prestiti: tuttavia l’onere della garanzia, in caso di inadempimento da parte del debitore cioè lo Stato, ricadrebbe sull’imprenditore e non sulla banca. In termini tecnici una cessione “pro solvendo” invece che “pro soluto”. Per circoscrivere i rischi, le banche concederebbero prestiti ma di importi più bassi rispetto al valore formale della garanzia. Ma intanto sarebbe una boccata di ossigeno vitale per le imprese a corto di fiato e di liquido, primo problema della mancata crescita.