L’economia americana rallenta. Ma la Fed è “pronta”, nel caso in cui sia necessario, a intervenire a sostegno della ripresa con misure “non convenzionali”. Ben Bernanke assicura: la banca centrale farà tutto quello che è in suo potere e ha gli strumenti per stimolare la crescita e combattere la deflazione, i cui rischi sono al momento molto bassi.
Per il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, per aiutare la ripresa è necessraio agire per ridurre il debito: non muoversi in questa direzione potrebbe portare a un ‘decennio perso’ stile Giappone. La ripresa “si è mostrata di recente meno vigorosa di quanto previsto – ammette Bernanke – ma ci sono le precondizioni affinché acceleri nel 2011”. Le rassicurazioni del presidente della Fed arrivano dopo la drastica revisione al ribasso del pil del secondo trimestre, salito dell’1,6% a fronte del 2,4% della prima stima. A pesare sul taglio è, soprattutto, l’ampio deficit commerciale schizzato a 445 miliardi di dollari, sottraendo ben 3,37 punti percentuali alla crescita. Le importazioni sono volate a +32,4% contro esportazioni in calo del 9,1%.
Il periodo di “profonda contrazione economica è finito, abbiamo assistito a una stabilizzazione nell’attività economica globale e all’inizio di una ripresa. Comunque, anche se la domanda, la produzione e l’occupazione stanno crescendo ormai da un anno, il tasso di crescita” economica “é apparso meno vigoroso di quanto ci aspettassimo”, osserva Bernanke, precisando: “nonostante i deboli dati recenti, le precondizioni per un’accelerazione nel 2011 restano in piedi”.
La maggiore preoccupazione – spiega – è l’elevato tasso di disoccupazione e questo perché “un’alta disoccupazione non solo ha costi pesanti per chi non ha lavoro e per le proprie famiglie, ma pone anche rischi alla sostenibilità della ripresa con i suoi effetti sui redditi delle famiglie e sulla fiducia”. La “ripresa del mercato del lavoro sarà dolorosamente lenta”. Ma la Fed non farà mancare il proprio apporto. Pur ritenendo che le “banche centrali da sole non possano risolvere i problemi economici”, Bernanke assicura: il Fomc “intende mantenere condizioni finanziarie accomodanti per sostenere la ripresa.
Il Fomc è preparato a fornire” ulteriori aiuti “attraverso misure non convenzionali se sarà necessario, soprattutto se le prospettive dovessero peggiorare significativamente. Il problema ora non è se abbiamo o meno gli strumenti per aiutare la ripresa e combattere contro la disinflazione: li abbiamo. Il problema è valutare se i benefici di ogni strumento, in termini di stimoli ulteriori, superano i costi e i rischi legati al ricorso e all’uso di tali strumenti”.
“E’ tempo di ammettere che quella che gli Stati Uniti stanno sperimentando non è una ripresa” economica e che è “necessario fare qualsiasi cosa per cambiare la situazione”, afferma invece il premio Nobel all’economia, Paul Krugman, sul New York Times, invitando la politica e le autorità di controllo ad ammettere che quella attuale non è una ripresa e quindi a intervenire. Per Martin Feldstein, economista di Harvard, le possibilità che gli Stati Uniti scivolino in una nuova recessione sono una su tre.
