Il Patto di stabilità va cambiato, reso più incisivo e bisogna passare a un governo economico dell’Unione più forte. Alla luce della crisi che ha messo la Grecia in ginocchio, il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nelle vesti di presidente del Financial Stability Board é tornato ieri a dettare la sua ricetta per affrontare le difficoltà all’interno di Eurolandia.
Sulla stessa linea il cancelliere tedesco, Angela Merkel, che ha parlato di “lezioni” da trarre dalla crisi greca: ha invocato norme più rigide contro la speculazione finanziaria sui mercati e “la trasformazione del patto di stabilità in modo che non possa essere aggirato”. “Noi presenteremo delle proposte su una migliore applicazione di una politica di stabilità e monetaria comune – ha annunciato, in vista del summit dei leader dell’Eurogruppo venerdì sera a Bruxelles – e su eventuali modifiche ai trattati che rendano possibile in futuro una reazione più adeguata” ai problemi finanziari di uno o più paesi. Quanto all’ipotesi di creare un’agenzia di rating europea – riemersa dopo le accuse a quelle americane – “potrebbe essere utile”.
Dalla Pontificia Accademia delle Scienze, il governatore della Banca d’Italia ha spiegato che oltre alla Grecia “ci sono altri Paesi nel mondo che, senza misure di aggiustamento precauzionale, sono esposti a un simile rischio”. Draghi ha fatto riferimento esplicito agli squilibri nella bilancia dei pagamenti, tallone d’Achille della Grecia ma non solo, “che comportano cambiamenti nei flussi finanziari”. E, ha spiegato, “aggiustamento nel conto capitale possono verificarsi in modo dannosamente veloce, forzando un rapido cambiamento della domanda che ha costi molto elevati dal punto di vista economico, finanziario e sociale”.
Nel suo intervento Draghi si e soffermato sul tema delle riforme del settore finanziario ritenute il “prerequisito per una crescita economica sostenibile”. “La lezione della crisi – ha spiegato il governatore rispondendo ad alcune domande sulla situazione greca – è che occorre rivedere il concetto del Patto di Stabilità e crescita e rafforzare il governo economico dell’Unione. Finora, ha osservato infatti, esso è consistito in un meccanismo di osservazione dei bilanci pubblici. “E’ necessario ora renderlo più incisivo ed estenderlo all’area delle riforme strutturali perché la mancanza di tali riforme è il motivo alla base della mancata crescita di alcuni paesi”. Draghi ha quindi ricordato che “alcuni dicono che bisogna attuare le riforme gradualmente per evitare di compromettere la fragile ripresa in atto. Io rispondo che la ripresa è troppo fragile per permettere temporeggiamenti”.
Quanto poi ai grandi squilibri della bilancia dei pagamenti, Draghi ha ricordato che “sono ancora con noi e i flussi lordi di capitale sono pronti ad espandersi negli anni a venire. La possibilità di un’improvvisa inversione negativa è alta, come dimostra la situazione in Grecia. Se si deteriorano le condizioni economiche e non avremo riformato il sistema finanziario dovremo affrontare il rischio di un rinnovato avvitamento verso il basso”. E da questo punto di vista “ci sono altri Paesi nel mondo che, senza misure di aggiustamento precauzionale, sono esposti a un simile rischio”. Dal momento che “le opzioni per ulteriori allentamenti fiscali e monetari sono limitate, forse inesistenti – ha concluso il governatore – la solidità del sistema finanziario é perciò cruciale per la sostenibilità della ripresa economica”.