Nonostante il varo di una riforma fiscale improntata all’austerità, i bond greci tornano a scendere e i rendimenti, di conseguenza, a salire. Dopo aver tirato il fiato grazie ai dettagli sul pacchetto di aiuti Ue-Fmi da 45 miliardi di euro, la Grecia è di nuovo sotto la pressione dei mercati finanziari: tutta colpa dei timori sul possibile stop di uno dei parlamenti nazionali degli Stati di Eurolandia a una misura di cui Atene ha bisogno come l’ossigeno.
Timori che hanno messo in ombra l’ambiziosa riforma fiscale, approvata oggi con i soli voti della maggioranza socialista, che punta a ridurre il deficit attraverso un nuovo sistema di aliquote, la lotta all’enorme evasione fiscale, l’eliminazione degli sgravi riservati a categorie come medici, avvocati e tassisti, che assieme ai dipendenti pubblici annunciano una nuova ondata di scioperi.
Secondo Chris Pryce, analista responsabile per la Grecia dell’agenzia di rating Fitch, la Grecia dovrà attivare molto presto il prestito finora semplicemente messo a disposizione dai Paesi dell’euro: «Non credo che possano aspettare molto per attivare gli aiuti. Al massimo una o due settimane». L’Unione europea oggi ha preso le distanze dalle indiscrezioni, riportate dal quotidiano tedesco Handelsblatt, secondo cui gli aiuti per il salvataggio di Atene potrebbero raggiungere i 90 miliardi di euro nei prossimi tre anni. Ma i mercati, che finora si sono accontentati dell’impegno europeo, ora vogliono vederci chiaro su come i singoli Stati faranno ingoiare il rospo ai rispettivi cittadini e parlamenti nazionali.
Per la Germania, che ha promesso 8,4 miliardi, il voto del Bundestag scatterà se la Grecia effettivamente chiederà di attingere ai fondi: a Berlino come in altre capitali europee si teme un possibile braccio di ferro, visto che gli aiuti non godono del favore dei cittadini di molti Paesi europei, Germania in testa. Atene oggi ha escluso che qualche Paese possa tirarsi indietro, e la presidenza spagnola dell’Ue ha precisato che sugli aiuti «la decisione politica è stata presa all’unanimità e nessuno può dire di no». Ma gli investitori sanno che una cosa sono gli accordi internazionali, una cosa i voti parlamentari. E tanto è bastato a far tornare nervosismo sui mercati, mentre Moody’s, l’agenzia che mantiene il rating più elevato sul debito greco, fa sapere che l’ipotesi di una bocciatura nel giro di 12-18 mesi è superiore al 50%.
Oggi la Grecia, assieme al Portogallo, guida il rialzo dei credit default swap, i contratti con cui si scommette sul rischio insolvenza: i derivati sono in rialzo rispettivamente a 436 e 183 punti. Intanto il premio che i rendimenti dei titoli di Stato greci devono offrire rispetto al bund tedesco sono balzati a 394 punti base, vicino ai livelli pre-accordo europeo sui prestiti. Quanto al Portogallo, il programma di stabilità di Lisbona – ha spiegato il commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn – è fatto di misure «ambiziose e concrete», ma «potrebbero rendersi necessarie misure aggiuntive già quest’anno per garantire il raggiungimento degli obiettivi di risanamento».