ROMA – Irlanda e Portogallo sempre più nel mezzo della bufera. Domani, 31 marzo, un’altra tegola potrebbe abbattersi sul governo di Dublino quando verranno resi noti i risultati degli stress test sulle banche nazionali, mentre toccano nuovi record storici i premi di rendimento dei titoli portoghesi e il rischio default del Paese, con gli investitori ormai sicuri che Lisbona dovrà ricorrere agli aiuti internazionali per non capitolare.
L’esito degli stress test sulle banche irlandesi, secondo le ultime indiscrezioni, costringerà Dublino a salvare dal fallimento anche Bank of Ireland e Irish Life, finora gli unici istituti di credito dell’isola a non essere stati nazionalizzati in seguito allo scoppio della bolla immobiliare, che ha portato al tracollo del sistema finanziario irlandese.
Negli ultimi due anni lo Stato ha dovuto infatti salvare dalla bancarotta Anglo Irish Bank, Allied Irish Banks, Ebs Building Society e Irish Nationwide Building Society per un costo complessivo di 46,3 miliardi di euro.
In attesa degli esiti degli stress test, Irish Life ha chiesto oggi una sospensione temporanea in Borsa fino all’1 aprile. Ieri il titolo ha lasciato sul terreno il 45%, mentre oggi quello di Bank of Ireland ha perso l’11%.
La Banca Centrale irlandese diffonderà i risultati alle 16.30 ora locale (17.30 in Italia). In base alle stime degli analisti, le banche della vecchia Tigre Celtica potrebbero aver bisogno di un’ulteriore iniezione di liquidità di 30 miliardi di euro, facendo così schizzare a più di 75 miliardi la somma pompata dal governo nel sistema finanziario nazionale dall’inizio della crisi. E, secondo indiscrezioni di stampa, la Banca Centrale europea potrebbe concedere alle banche irlandesi una linea di credito per i prossimi sette anni per aiutarle nella ristrutturazione.
Sul fronte Portogallo, all’indomani del taglio del rating da parte di Standard & Poor’s, lo spread tra i bond portoghesi a dieci anni e il bund tedesco è schizzato al record storico di 475 punti, col tasso d’interesse balzato all’8,10%. Sono volati alle stelle anche i rendimenti dei bond a due e cinque anni, saliti rispettivamente all’8,03% e al 9,12%, segnando i massimi storici dal 1999.
Contemporaneamente il rischio default del Paese, percepito dagli investitori, è balzato al massimo storico, con i credit default swaps (cds) schizzati a 557 punti. Tuttavia il governo continua a sostenere di essere ”nelle condizioni di rispettare tutte le scadenze nel 2011” per il rimborso dei titoli di Stato e il Paese è deciso a fare tutto il possibile per ”evitare un salvataggio internazionale”.
Il segretario di Stato al Tesoro e Finanze del Portogallo, Carlos Costa Pina, ha sottolineato in particolare che Lisbona ”è in grado di onorare le scadenze dei bond a lungo termine in scadenza ad aprile e giugno”, e che il ricorso agli aiuti internazionali ”implicherebbe rimanere fuori dal mercato per almeno 5 anni, con un peggioramento delle condizioni di finanziamento per il settore privato, aziende e famiglie”.
Mentre Lisbona cerca di arginare la speculazione, dalla vicina Madrid il premier spagnolo, José Luis Rodriguez Zapatero, rassicura gli investitori che la ripresa economica della Spagna ”continua” e che la riduzione del deficit e le riforme del mercato del lavoro e della previdenza restano ”le priorità” del governo.
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