Meno spese «voluttuarie», come viaggi e cene al ristorante, o rinviabili, come ristrutturazioni e acquisto di mobili, ma anche una riduzione degli acquisti più frequenti come il caffè al bar, la ricarica del cellulare o un vestito nuovo: è quanto emerge dal Rapporto della Confcommercio sull’andamento dei consumi negli ultimi 40 anni, che in particolare analizza come è cambiata la spesa degli italiani ai tempi della crisi.
Secondo l’analisi diffusa sabato, nel 2009 la spesa complessiva delle famiglie è diminuita dell’1,8% rispetto al 2008 e nei due anni della crisi si è registrata la maggiore flessione dal 1993. Il calo nel 2009 è stato più forte sui beni (-3,1%) rispetto ai servizi (-0,8%) che comunque hanno registrato una diminuzione della spesa reale per la prima volta dall’inizio della rilevazione.
La Confcommercio sottolinea che dal 1970 al 2008 è profondamente cambiata la composizione della spesa delle famiglie con la crescita consistente dell’incidenza delle spese «obbligate» (come l’abitazione, le assicurazioni, la sanità ecc) passate dal 18,9% al 30% del totale e di quella per comunicazioni e «home office» (pc, internet, video ecc) passata dallo 0,8% al 7% del totale.
Crolla invece l’incidenza sul totale della spesa per gli alimentari (dal 26,8% del 1970 al 16,3% del 2008) e delle bevande alcoliche e tabacchi (dal 5,3% al 2,5%) mentre resta sostanzialmente in linea con il 1970 la spesa per il vestiario (dall’8,7% all’8,9%) anche se cambiano le modalità di acquisto. Si tratta comunque – sottolinea l’associazione di «spesa reale», al netto quindi dell’inflazione e degli affitti imputati. Nel complesso – secondo i dati diffusi sabato dalla Cgia di Mestre – la spesa degli italiani a prezzi costanti è aumentata dal 1970 dell’86%.
Gli italiani hanno affrontato la crisi economica comprando meno mobili ed elettrodomestici (-7,9% dopo il calo dell’1,6% del 2008) vestiti e scarpe (-3,8% dopo il -1% del 2008) e alimentari (-3,5% dopo il -2,8% del 2008) ma anche andando meno in alberghi, bar e ristoranti (-2,7%) e agli spettacoli in generale (-2,9% in settore ricreazione e cultura). Per le spese meno comprimibili ci sono stati invece lievi aumenti con un +1,5% per l’abitazione una crescita dell’1,6% per la sanità, dell’1,4% per l’istruzione e dell’1,1% per i trasporti. Per le comunicazioni si registra un calo del 4,7% della spesa dopo anni di aumenti consistenti (+300% in volume dal 1993).
Se la spesa complessiva delle famiglie residenti si è ridotta dell’1,8% un calo più consistente si è registrato per i consumi dei non residenti (-7.4%) come i turisti e per i consumi all’estero dei residenti (-4%). Federconsumatori e Adusbef hanno commentato i dati della Confcommercio tornando a chiedere al Governo un intervento di detassazione dei redditi di lavoratori dipendenti e pensionati per 1.200 euro annui oltre al blocco delle tariffe perchè – sottolineano – hanno registrato aumenti che gravano sulle famiglie per 600 euro all’anno.
