Una riforma in due tappe: così verrà riscritto il Patto Ue di stabilità e di crescita. L’accordo politico è stato raggiunto il 18 ottobre tra i ministri finanziari della Unione europea.
Secondo il compromesso, si partirà subito con una stretta sui debiti pubblici, con sanzioni più rigorose per i Paesi non virtuosi e con un sistema di sorveglianza sugli squilibri macroeconomici. Il tutto dovrebbe entrare in vigore nel 2012 (ma nel 2011 partirà il ‘semestre europeo’ per il coordinamento delle politiche economiche e di bilancio). Fissati i principi, però, ora si apriranno i negoziati per mettere a punto le nuove regole nel dettaglio.
Ci sarà poi una ‘fase due’, per realizzare la quale si potrebbe arrivare alla modifica del trattato Ue di Lisbona: questo per rafforzare ulteriormente le sanzioni e creare un meccanismo permanente anticrisi.
Ecco cosa conterrà il testo finale della task force secondo quanto hanno spiegato fonti della presidenza Ue.
Debito pubblico. Arriva la procedura di infrazione per i Paesi con un debito pubblico eccessivo (sopra il 60%), che scatterà anche se il deficit sarà sotto il 3%. Nel testo sarà sottolineata la necessità di fissare ”un chiaro criterio numerico, quantitativo” per indicare il ritmo di riduzione. Due le opzioni sul tavolo: tagliare il debito in eccesso o di un ventesimo l’anno (come propone la Commissione Ue) o di almeno lo 0,5% del Pil l’anno (come avviene attualmente per la correzione dei deficit eccesssivi). In quest’ultima ipotesi, più elevato sarà il debito, più cospicua sarà l’entita’ della correzione.
Debito privato. Rientra tra quei ‘fattori rilevanti’ (come competitività, produttività, passività delle banche, andamento della spesa previdenziale, scadenze sul fronte dei titoli, inflazione) sui quali si baserà la sorveglianza macroeconomica sui singoli Paesi, per individuare eventuali squilibri e reclamare la loro correzione, pena il varo di sanzioni. Il debito privato non inciderà o avrà un ”peso molto limitato”, invece, sul fronte del calcolo per la riduzione del debito pubblico.
Sanzioni. Scatteranno anche in fase preventiva. Se un Paese rischia il deficit eccessivo, Bruxelles vara un ‘early warning’ e se dopo sei mesi non saranno state oprese le misure adeguate lo Stato dovrà versare una somma in un deposito bancario fruttifero (la Commissione propone lo 0,2% del Pil). Per i Paesi che vanno in deficit o debito eccessivo, scatta la procedura di infrazione votata a maggioranza qualificata dell’Ecofin, e la somma versata in precedenza viene bloccata, compresi glii interessi. Se dopo sei mesi non saranno state prese le adeguate misure correttive scatta la sanzione proposta dalla Commissione Ue, che potrà essere rigettata solo con una maggioranza qualificata degli Stati membri. In pratica, la somma versata non viene più restituita. In una seconda fase potrebero essere inrodotte sanzioni politiche, come la sospensione del diritto di voto in Consiglio Ue per i Paesi recidivi. Ciò potrebbe comportre una modifica dei trattati.
Fondo salvataggio Stati. Anche questa ipotesi necessita di un cambiamento dei trattati, per eliminare la clausola del ‘no bail out’ che attualmente impedisce il salvataggio dei Paesi dell’euro. Si tratta di creare un meccanismo permanente di gestione delle crisi sulla scia dell’attuale Fondo salva-Stati provvisorio (della durata di tre anni) creato dopo la crisi greca. Da decidere le condizioni alle quali fornire i prestiti e l’eventuale collaborazione con l’Fmi.
