La Banca Mondiale prevede un 2009 in peggioramento per l’economia e per il commercio globali, con conseguenze negative soprattutto per i paesi emergenti, in America latina, Africa e Asia orientale,calcolati in 129: per la prima volta dal 1945 ci sarà un calo sull’anno precedente.
Il documento, pubblicato domenica 8 a Washington, peggiora tutte le precedenti, anche recenti, stime di Fondo monetario internazionale e Banca Mondiale.
L’attuale crisi mostra come il mondo sia un unico mercato, dove naturalmente c’è che piange e c’è chi ride. Questo è vero per il terzo mondo, dove il crollo dei prezzi delle materie prime ha lasciato in difficoltà i paesi produttori, ma ha alleggerito il peso per quelli consumatori. E’ vero per la bolla immobiliare americana, i cui effetti si sono propagati anche in Europa, soprattutto nell’est, dove le banche avevano assorbito massicciamente titoli “tossici” legati ai mutui Usa.
Causa la crisi, i capitali americani stanno rifluendo in patria, ma questo lascerà i paesi in via di sviluppo privi delle risorse finanziarie. Si calcola che mancheranno dal mondo tra i 270 e gli 800 miliardi di dollari. Quel che la World Bank potrà mettere in gioco, pur triplicando il livello dei prestiti concessi, non supererà i 35 miliardi.
Previsioni negative anche per il commercio mondiale, che scenderà al livello più basso degli ultimi 80 anni.
Un’unica riflessione va fatta sulle motivazioni dell’allarme che vanno oltre il dovere istituzionale. Il documento è stato preparato in vista di una riunione, questa settimana, dei ministri delle finanze dei 20 paesi più ricchi del mondo. Nell’agenda di Imf e Wb, che sono importanti centri di potere e di burocrazia (si ricordano recenti scandali anche sessuali e dure polemiche su produttività e dispendiosità dei due organismi), potrebbe esserci anche la richiesta di un aumento dei fondi a disposizione, cosa già auspicata di recente dai capi di governo europei.