Crisi: gravi molti quotidiani in Usa, tagli su tagli. E chiusure

Sotto i colpi della crisi economica l’Associazione americana dei direttori di giornali (ASNE) ha annullato la sua convention annuale per la prima volta dal 1945. Annullata anche la convention dei direttori americani di periodici.

L’annuncio dell’ASNE ha coinciso con la chiusura, dopo 150 anni, del Rocky Mountain News (210.000 copie), di Denver, nel Colorado. E’ il giornale più grosso finora abbattuto dalla crisi.

”L’industria della carta stampata è in crisi”, ha dichiarato Charlotte Hall, direttrice dell’Orlando Sentinel, commentando l’annullamento della convention. ”Questo è un momento in cui i direttori di giornali devono stare chiusi nelle redazioni per fare tutto il possibile per la sopravvivenza dei loro giornali”.

Le redazioni sono state decimate, i dividendi sospesi e nei casi più gravi si è fatto ricorso alla bancarotta. Il fatto è che la gente non compra più i giornali e si tiene informata con la televisione e la miriade di siti web che offrono news gratis. Ciò ha portato ad un drastico calo della pubblicità, essenziale per la sopravvivenza dei giornali.

La Hearst Newspaper potrebbe decidere di chiudere il San Francisco Chronicle (339.000 copie)  a meno che i sindacati non accettino i proposti tagli di personale. Se non ci fosse accordo, San Francisco non avrebbe più un quotidiano.

Stesso discorso per Filadelfia, città di un milione e mezzo di abitanti, i cui due quotidiani, l’Inquirer e il Daily News, hanno dichiarato bancarotta.

Per cercare di contrastare la crisi la Hearst pensa di distribuire versioni elettroniche dei suoi giornali e riviste, i cosiddetti E-Reader. Ma secondo il columnist di Gawker.com Owen Thomas l’iniziativa è destinata a naufragare. Nella sua ultima column, intitolata ”L’E-Reader di Hearst: l’ultima difesa di un industria condannata”, ha scritto: ”È come se un malato di cancro si affidasse alle cure di un erborista”.

LG

Published by
Marco Benedetto