L’appello è comparso su due quotidiani nazionali, firmato dall’Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti): l’intenzione è di fermare la quotazione in Borsa di una società “che raccoglierà capitali da impiegare nelle residenze per persone anziane non autosufficienti”. Secondo il quotidiano Libero, anche se nell’appello non si fa la menzione esplicita della società, sarebbe chiaro che il riferimento è alla Kos, una subholding in cui il la Cir di Carlo De Benedetti ha concentrato le attività di assistenza agli anziani e di riablitazione.
La vicenda viene ricostruita da Lorenzo Dilena su Libero, che è di proprietà di un concorrente, la famiglia Angelucci, che a sua volta opera nel settore delle cliniche, in particolare nella sanità romana.
Risale a fine marzo l’annuncio dello sbarco della società su Piazza Affari. Angelo Ferro, presidente dell’Ucid, definisce l’operazione “una deriva della finanziarizzazione dove tutto, anche le persone anziane non autosufficienti diventano un bene da comprare e da vendere”. Secondo l’Ucid, poi, non si capisce da dove la Kos potrà trovare i margini per dare dividendi agli azionisti”. Secondo Roberto Volpe, presidente dell’unione regionale istituti per anziani del Veneto, ai ricavi contribuisce “con 48-49 euro al giorno la Regione, mentre la retta a carico della famiglia è di 45-55 euro”.Il 70 per cento degli oneri del servizio è costituito da costi del lavoro, la parte restante è rappresentata da vitto, pulizie, amministrazione, ammortamenti delle strutture”. Con questi numeri, insomma, è già tanto se si pareggiano i conti. Aumentare la retta a carico delle famiglie? “Qualcuno lo fa – conclude Volpe – Resta il fatto che è troppo comodo andare in Borsa avendo il 43 per cento del fatturato che arriva dal pubblico”.