Aziende tedesche sempre più presenti all’estero. Una delocalizzazione nuova: non più della lavorazione dei prodotti, ma della loro concezione. Una’idea che ha portato negli ultimi anni quaddruplicare il numero delle imprese tedesche nei Paesi emergenti, soprattutto in Asia: da 200 a circa 1000.
Come Adidas, che negli ultimi due anni ha aperto cerntri di ricerca e sviluppo a Shanghai e Tokyo. E non certo per pagare meno la manodorpera. L’obiettivo era di adattare le proprie scarpe ai èoedi di cinesi e giapponesi: “I loro piedi hanno una forma diversa dalla nostra, più piccola e piiù larga, spiega al Sole 24 Ore Katja Schreiber.
Lo scorso anno, Adidas ha prodotto 17 milioni di paia di scarpe, fatturando oltre dici milioni di euro. E un terzo delle vendite è avvenuto nei Paesi emergenti.
Ma Adidas non è la sola. Quasi la metà dei ricercatori di Bosch sono all’estero, in particolare in Asia e America Latina. Tra loro ci sono 4400 programmatori informatici che lavorano per la società a Bangalore.
Daimler ha venduto solo nei principali Paesi emergenti il 40 per cento dei propri camion. Bayer sta invece investendo 200milioni di euro in un centro di ricerca e sviluppo a Pechino.
Gli investimenti all’estero delle aziende tedesche si concentrano soprattutto nella meccanica, nell’informatica e nella chimica.
