ROMA – Come si potrebbe fare per liberare comuni, province e regioni italiane dalla “morsa” dei derivati? Semplicemente annullandoli. Quello che sembra un sogno fantascentifico potrebbe diventare realtà. Il Comune di Pisa, infatti, ha fatto così: per liberarsi da questa “spada di Damocle”, ha annullato d’ufficio tutti gli atti amministrativi e le delibere con cui aveva deciso di stipulare i contratti derivati con Dexia Crediop e Depfa, puntando di fatto sull’annullamento anche dei derivati stessi. Ora il Consiglio di Stato deciderà, a breve, se dare ragione a Pisa o alle banche. E nella prima ipotesi il fatto potrebbe aprire un caso: tutti gli altri enti locali potrebbero seguire le orme di Pisa e annullare i derivati per “autotutela”. Una mossa da cui dipende il futuro degli Enti locali italiani che hanno in bilancio derivati per un valore nazionale di 33 miliardi di euro. Quanto una manovra finanziaria.
Andiamo con ordine. Prima di tutto è necessario ricordare che i derivati sono degli strumenti finanziari il cui valore è “derivato”, cioè legato e dipendente da altri beni: come possono essere le azioni, altri beni, indici, valute, tassi o obbligazioni. Sono come delle scommesse: si “punta” sulla crescita di un determinato bene o valore e si stipula su questa scommessa un contratto con una banca. Si dice alla banca: se il bene (o valore) cresce, tu mi dai dei soldi; se decresce i soldi te li do io. Moltissimi enti locali italiani in questi ultimi anni hanno stipulato contratti derivati con diverse banche, in particolar modo straniere. Lo hanno fatto soprattutto per rimpolpare le proprie casse e trovare soldi per far fronte alle varie esigenze di bilancio. Ora però si trovano in difficoltà perché i valori su cui hanno “scommesso” sono in perdita. E puntano quindi ad “autotutelarsi” annullando di fatto le ordinanze con cui hanno stipulato questi contratti.
Il problema è che la procedura di “autotutela” permette di annullare solo gli atti amministrativi, cioè le delibere delle Giunte e dei Consigli. Non i contratti derivati: questi ultimi vivono autonomamente e sono sottoposti in via esclusiva alla legge inglese. A dichiararli inefficaci, quindi, dovrebbe essere l’Alta corte di giustizia inglese. Ma intanto il giudizio del Consiglio di Stato potrebbe portare avanti e legittimare la battaglia degli enti locali contro i derivati.
Gli antesignani di questa lotta sono stati i comuni di Novara, Acqui Terme e tre piccole città umbre (Panicale, Marsciano e Bettona). Hanno annullato le delibere sui derivati e poi si sono accordati con le banche (Bnp Paribas e UniCredit) che hanno accettato di annullare tutto, per cui la vicenda si è chiusa con la restituzione dei flussi di denaro e con una stretta di mano. A Pisa la situazione è ben diversa: in questo caso le banche Dexia e Depfa hanno fatto ricorso al Tar. Il quale ha dato per certi versi ragione alla Provincia e per certi altri alle banche. Da un lato ha stabilito che effettivamente c’era “l’interesse pubblico” ad annullare gli atti amministrativi. Dall’altro ha però negato che questo provochi l’automatica caduta anche del contratto derivato sottostante: morte le delibere, restano dunque in vita i derivati.
Se il Consiglio dovesse decretare l’automatico annullamento dei contratti derivati, per gli Enti locali si aprirebbe una porta enorme: tanti tenteranno questa strada. Dopo Pisa ci stanno già pensando Firenze, Verona, la regione Toscana e il Piemonte. Firenze ha deciso di annullare in autotutela le delibere con cui aveva sottoscritto i derivati con Merrill Lynch, Ubs e Dexia e ha deciso di non pagare più le rate. Anche la regione Toscana ha ingaggiato una battaglia più o meno con le stesse banche: Merrill Lynch, Ubs e Deutsche Bank. La regione Piemonte, invece, non ha ancora deciso se ingaggiare la battaglia sui derivati. Nel caso se la vedrebbe, oltre che con Merrill Lynch e Dexia, anche con Intesa Sanpaolo.