Un momento difficile, che non si presentava da almeno 34 anni e, cioè, dai tempi della crisi petrolifera del 1975. È quello che sta attraversando il mercato dei diamanti, le bellissime pietre preziose che gli antichi Greci credevano fossero frammenti di stelle caduti sulla terra. I prezzi dei diamanti, come si legge sul focus di “Repubblica”, hanno infatti subito un forte crollo e le perdite dovute alla drastica riduzione della domanda, entro la fine dell’anno, si attesteranno addirittura intorno ai 12 miliardi di dollari.
Secondo la banca d’investimenti Barclay’s Capital la richiesta e il prezzo delle pietre pregiate si risolleveranno, ma non prima del 2012.
La De Beers, il gruppo guidato da Nicky Oppenheimer che possiede il 40 per cento del mercato in valore e che se lo contende con la russa Alrosa, preoccupata per la situazione ha infatti deciso, per mantenere salvo il livello dei prezzi, di ridurre già tra gennaio e marzo la produzione nelle miniere del Canada, Botswana e Namibia. La decisione è stata per lo più dettata dal forte calo nelle vendite registrato dalla sua società di distribuzione, la Dtc (la Diamond Trading Company).
Secondo i dati del Consiglio superiore del diamante di Anversa, tra gennaio e febbraio anche l’export dei grezzi sarebbe sceso a 8,73 milioni di carati mentre le importazioni del 43,6 per cento.
Una tra le principali cause della diminuzione nelle vendite, è stato il mancato acquisto dei compratori mediorientali, russi, nordamericani come Tiffany e Cartier che già alla fiera di Basilea del marzo scorso avevano annunciato la riduzione degli acquisti tra il 30 e il 60 per cento. I prezzi del grezzo, scesi già dallo scorso luglio, sono a dir poco crollati registrando un meno 75 per cento.
Per cercare di frenare la crisi sia il governo russo sia quello dell’Angola (dove è presente la compagnia Endiama) hanno deciso di salvaguardare il settore immagazzinando gemme per sostenerne la produzione. Il tutto, per poi rivenderle successivamente all’aumento dei prezzi.
Il mercato mondiale dei diamanti, in mano ancora a troppe poche aziende, è costituito da De Beers, Alrosa, Bhp Billiton presente in Canada e Australia e dal russo ortodosso Lev Leviev sviluppatosi soprattutto in Angola. Un mercato, quindi, ancora troppo poco concorrenziale anche se ora, in tal senso, qualcosa sta già cominciando a muoversi. La crisi ha infatti messo a dura prova le grandi compagnie e rilanciato quelle piccole che ne hanno assorbito la merce a seguito dei fallimenti.
Ma secondo gli studiosi la ripresa del mercato potrebbe avvenire, anche se non prima del 2012, soprattutto grazie ai consumi interni di Cina e di India i cui Pil continueranno a crescere.
