ROMA – Diego Della Valle: “Vado al Quirinale con la lista dei ministri”. A che titolo? Delusissimo dall’esperienza Renzi, dalla politica degli annunci e dall’insipienza del suo governo che pure all’inizio aveva fortemente incoraggiato, Diego Della Valle medita un suo impegno diretto in politica. Le domeniche allo stadio a braccetto con Renzi per vedere la Fiorentina sono già un lontano ricordo.
In tv su La7 e poi ripresa da tutti i grandi quotidiani, la sortita dell’imprenditore marchigiano delle Tod’s (un miliardo di fatturato, grande liquidità e qualche defaillance recente tipo il treno Italo) è forte ma anche un po’ confusa, per non dire “velleitaria” (Roberto Mania, Repubblica).
Sembra il ragionamento di chi viene sorpreso a pensare ad alta voce, non è chiaro se voglia fondare un partito, associarsi con altri imprenditori che un partito, una rete o qualcosa del genere l’hanno già sperimentato (Montezemolo, Passera) o cosa.
L’obiezione (a che titolo si presenterebbe da Napolitano) per cui servono i voti Della Valle la aggira senza problemi (chi ha votato Renzi?).
Una squadra per un governo alternativo a quello di Renzi. Entro una decina di giorni Diego Della Valle, patron di Tod’s, secondo azionista di Rcs, renderà nota la sua proposta. Non è escluso che la presenti direttamente al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Una lista di un governo tecnico composto da persone competenti, indipendenti con curriculum di qualità, qualcuna forse proveniente anche dalla politica. È un’iniziativa solitaria, senza alleati per ora.
Una sfida al suo ex amico Matteo Renzi, per dimostrare che non siamo all’ultima spiaggia e che proprio l’attuale esecutivo, invece, «rappresenta l’ultima spiaggia », come ha detto venerdì sera in televisione. «Renzi è il diluvio, non l’unica soluzione per il Paese», dice Mr. Tod’s. Di chance per l’Italia – è la tesi dell’industriale marchigiano – ce ne possono essere altre. E spetta anche alla classe dirigente imprenditoriale essere in grado di prospettarle, passando dalla denuncia all’impegno diretto. Il che nei ragionamenti di Della Valle si traduce nell’autoattribuzione di un ruolo da king maker più che da protagonista in senso stretto sul palcoscenico della politica. (Roberto Mania, Repubblica)
Non sarebbe la prima volta che un imprenditore spinto dall’insopprimibile urgenza di aiutare ilo suo Paese allo sbando si butta in politica. Riccardo Illy, il re del caffè che ha fatto il sindaco a Trieste e il presidente di Regione, ha qualche perplessità sulle capacità diplomatiche di Della Valle e invita ad andarci cauti con l’evocazione automatica dei “poteri forti” in un paese fondato sulle Pmi (“Significa piccole e micro imprese”). Allude Illy alle ricorrenti intemerate contro Geronzi, Bazoli e Marchionne (l’abbraccio di Renzi a Detroit ha forse convinto Della Valle che non può più aspettare).
L’amico Clemente Mastella, che se ne intende, gli offre un consiglio spassionato, “Diego pensaci bene, occhio ai giudici, perché le sue attività e la sua vita privata verrebbero messe a ferro e fuoco e ci sarebbe certamente un magistrato che si metterebbe a contestargli qualcosa…”.