ROMA – Dieselgate Fca. Berlino: “Richiamare Fiat 500, Doblò e Jeep-Renegade”. Fiat 500, Doblò e Jeep-Renegade: sono questi i modelli Fca, per i quali il ministero dei Trasporti tedesco chiede all’Ue che sia garantito il richiamo, per le presunte violazioni sulle emissioni. Lo ha chiarito oggi il portavoce del ministero, in conferenza stampa a Berlino.
“Al giorno d’oggi non ci sono prese di posizione e risposte dell’Italia” alle richieste delle istituzioni europee sui risultati dell’inchiesta degli enti tedeschi sulle violazioni in materia di emissioni delle auto Fca, ha ribadito il portavoce del ministero di Trasporti tedesco, oggi in conferenza stampa a Berlino, rispondendo ad alcune domande sulla polemica Italia-Germania,
“Quando dopo più mesi non ci sono reazioni, né alle nostre domande né a quelle dell’Ue, questo non rende certo felici”, ha concluso.
LA REPLICA DELL’ITALIA – “L’Italia sta lealmente collaborando per gli incontri alla commissione di mediazione Ue su Fiat 500X. Non è stato disdetto alcun appuntamento”: questa la replica del ministero dei Trasporti, che in una nota sottolinea che “dai test sulle emissioni sui veicoli Fca, compresa la Fiat 500X, i veicoli risultano conformi”.
LE ANALISI – Un meccanismo illegale di spegnimento a bordo della auto Fiat-Chrysler è stato rilevato nell’ambito delle analisi degli esperti della commissione d’inchiesta tedesca, istituita all’indomani del Dieselgate. “Dopo la rivelazione delle manipolazioni Vw, nel 2015, il ministro Dobrindt ha istituito una commissione d’inchiesta, che ha lavorato fino a maggio, alla quale sono stati sottoposti moltissimi veicoli.
Fra questi anche diversi della Fiat-Chrysler. E la risposta senza dubbi dei periti è stata che su questi veicoli fosse utilizzato un meccanismo illegale di spegnimento”. “La Commissione ne avrebbe parlato volentieri con la Fiat, ma la Fiat ha rifiutato di collaborare. Alla fine di agosto, il nostro ministero ha inviato i nostri risultati al ministero dei Trasporti italiano e ha consultato la Commissione europea, e coloro che dovevano attivarsi”, ha spiegato il portavoce.
Ad ottobre c’è stata una nuova sollecitazione, ha aggiunto, e “la Commissione europea si è attivata ed ha avviato un procedimento di mediazione”. “L’Ue ha presentato gli esiti delle proprie indagini che confermano gli esiti delle nostre. Ha chiesto all’Italia di prendere posizione. La seduta successiva – ha continuato – di questa procedura di mediazione era prevista per fine gennaio, inizi febbraio, ma dal lato italiano è stata disdetta. E fino a oggi non vi è nessuna posizione sugli esiti della nostra commissione e su quelli della commissione Ue”, ha concluso il portavoce, motivando così la decisione di Dobrindt di chiedere all’Ue di farsi garante del richiamo dei modelli coinvolti.