CLERMONT-FERRAND – L’inizio della fine si è presentato cinque anni fa e tra un anno e mezzo al massimo diventerà realtà. La scelta di affidare a un manager esterno le sorti dell’azienda, per la prima volta dalla sua fondazione nel 1889, è indubbio sintomo di declino per una delle più importanti dinastie borghesi di Francia che nel XX secolo ha costruito un autentico impero in tutto il mondo, la famiglia Michelin.
I pneumatici che portano il suo nome sono leader indiscussi nel settore, il suo simbolo, l’omino, ormai è un’icona pop. Le sue stelle sono le più ambite dai ristoranti. Non c’è dubbio, il nome Michelin è sinonimo di eccellenza.
Ma se sul piano commerciale all’azienda di Clermont-Ferrand fondata dai fratelli Édouard e André Michelin la fortuna non è mancata (produce 80 milioni di pneumatici ogni anno ed è presente commercialmente in oltre 170 paesi del mondo con una quota del mercato mondiale pari al 20%), non si può dire di certo lo stesso della sfera personale. Nel corso dei decenni la famiglia non è stata risparmiata dai peggiori colpi del fato e dalle più inspiegabili tragedie, che gettano un’ombra maledetta sui suoi componenti.
L’11 febbraio scorso è arrivato l’annuncio. L’attuale capo di Michelin, Michel Rollier, cugino di primo grado dell’ex numero uno Édouard Michelin, ha rivelato che nel giro di diciotto mesi lascerà il comando dell’azienda al suo attuale vice, Jean-Dominique Senard. Una decisione storica che vedrà, per la prima volta, alla guida dell’impresa un manager esterno alla famiglia.
Tutto è iniziato il 26 maggio 2006. Édouard Michelin, che dal 1999 aveva ereditato le redini del gruppo dal padre François, è uscito con la sua “Liberté” per una partita di pesca in Bretagna, ma la barca è naufragata, in circostanze ancora misteriose, ed Édouard, 42 anni, è morto affogato, lasciando sei figli. L’ultima delle tragedie che ha colpito la famiglia. Così Rollier, che è stato allevato dalla madre del cugino Michelin dopo aver perso i genitori molto giovane, ha preso in mano le redini dell’azienda.
Rollier, che ha assunto il ruolo quando i più si ritirano (oggi ha sessantasei anni) ha impartito una nuova rotta alla cultura aziendale, ottenendo risultati insperati. Nel 2010 Michelin ha decuplicato il suo utile netto raggiungendo quota 1,05 miliardi di euro, con un aumento dei ricavi del 20,8% a 17,9 miliardi, e una crescita del risultato operativo del 97% a 1,69 miliardi. Il suo contratto scade nel 2017 ma lui, al massimo tra un anno e mezzo, si farà da parte per lasciare il posto a Senard, conte 57enne che per anni ha frequentato i vertici del Gotha del Cac (l’indice di Borsa francese).”Michelin ormai è in mano ai trader” ha commentato amaramente il patriarca 84enne François Michelin.
L’assenza di un membro della famiglia dal vertice dell’azienda di Clermont-Ferrand solleva più di qualche interrogativo sul futuro del gruppo. I rischi di destabilizzazione potrebbero essere dietro l’angolo in un momento, ancora una volta, molto delicato per i Michelin. Neanche un anno fa il fragile equilibrio della dinastia è stato scosso da un possibile nuovo erede che, oltre a candidarsi per ricevere una parte del patrimonio, ha riaperto una ferita profonda: se le sue parole fossero confermate, il passato della famiglia andrebbe riscritto alla luce di alcune vicende oscure, per troppo tempo tenute nascoste.
A portare scompiglio tra gli eredi Michelin è stato Jean-Philippe Rouchon, un osteopata di 42 anni che dichiara di essere un pronipote diretto del fondatore del celebre marchio transalpino. Negli anni Sessanta, secondo quanto dichiara, sua madre Annick Rouchon avrebbe avuto una lunga relazione con Patrice Michelin, uno dei nipoti del fondatore della società André, che però non ha mai voluto riconoscerlo.
Fino a qui nessuno scalpore. Casi di scappatelle extraconiugali nascoste e di rivendicazioni di figli illegittimi si rintracciano nella storia di tutte le grandi famiglie, specie se parliamo di una delle cinque più importanti di Francia. Se non fosse che Rouchon, a conferma delle sue parole, porta come prove una tra le varie lettere scritte a mano indirizzate a sua madre, in cui Patrice Michelin confessa di aver ucciso la moglie con un colpo di fucile.
E’ il 1960, Patrice e la prima moglie, Nicole Bardi, sono usciti per una partita di caccia. Un colpo parte dal fucile di Patrice, per la donna non c’è niente da fare. Per quello che fino a poco tempo fa era stato giudicato un incidente, il rampollo Michelin è stato processato per omicidio volontario, ma ne è uscito scontando solo 35 giorni di carcere e pagando una multa di duemila franchi (circa trecento euro di oggi). Quella pallottola, ha scritto Patrice nella lettera, lo ha “liberato”. “La giustizia ha stabilito che si trattava di un incidente di caccia… sono felice di averli portati verso questa conclusione”.
Patrice è morto nel 2006. Ora il suo presunto figlio illegittimo, Jean-Philippe Rouchon, rivendica l’appartenenza alla famiglia Michelin. E a parte della sua ricchezza. “Tutti i Michelin hanno una rendita. Perché io non dovrei averne diritto? Se c’è un’eredità che mi spetta l’accetterò”.
Un filo lega i componenti della famiglia Michelin, un filo che sembra tessuto dal fato avverso e che ne oscura l’apparente felicità, un filo di morte tragica e precoce. Tragicamente morirono i figli del fondatore Édouard Michelin, Etienne e Pierre, il primo in un incidente aereo nel 1932 e il secondo in uno scontro automobilistico cinque anni più tardi. Poi arrivò la guerra che si portò via il padre di Patrice, Marcel, ucciso a Buchenwald in un campo di concentramento, e suo fratello maggiore Jean Pierre, morto in Corsica durante la Resistenza.
Il 1949 è segnato da ben due tragedie: Jean Luc Michelin, nipote dell’altro fondatore, André, muore in un incidente d’auto insieme con i suoi figli e la balia. Lo stesso anno il fratello di Jean Luc, Daniel, schiaccia e uccide con la macchina il figlio di due anni durante una manovra. Poi è la volta di Nicole Bardi e, infine, l’incidente in mare di Édouard.
Una successione impressionante, un elenco che fa rimpicciolire ogni possibile traguardo economico raggiunto dal Gruppo. Con la perdita del vertice dell’azienda, la speranza è, come recita il famoso slogan ideato da André Michelin, che il pneumatico riesca, ancora una volta, a bere l’ostacolo.
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