Donne d’Impresa: a scuola a Sorrento con Cristiana Panicco: il suo Sant’Anna Institute da lei fondato a Sorrento è rivolto a studenti universitari americani.
Laureata in Lingue e Letterature Straniere all’Università degli Studi di Torino, imprenditrice nel settore dell’alta formazione. Una grande passione per le lingue – la sua – le culture straniere, i viaggi e lo sport nel cuore della Campania.
La sua mission è sempre stata quella di approfondire tematiche relative alla multiculturalità, la diversità e la crescita personale e professionale degli studenti. Non a caso Cristiana ha studiato in Inghilterra e anche in Germania, i viaggi e le 4 lingue che parla fluentemente sono stati l’importante passepartout che ha allargato i suoi orizzonti umani culturali e sociali.
Sulla costiera, Cristiana Panicco ha potuto realizzare – ormai 25 anni fa – quello che era il suo sogno e cioè inventare una scuola del futuro.
Le chiediamo:
Come ha potuto far nascere e crescere l’idea di una scuola che fa impresa?
Essendo nata da una famiglia di imprenditori, ho respirato sin da bambina la passione per le nuove iniziative e i progetti innovativi, anche grazie all’esempio rappresentato da mio padre e da quello che è riuscito a creare.
Il progetto Sant’Anna è nato proprio dal mio background familiare e da questa atmosfera, coniugati con l’interesse per la multiculturalità che ha caratterizzato tutta la mia formazione, in Italia e all’estero. Mio padre è stato un grande esempio nella mia vita e nel lavoro. Il suo carattere sempre ottimista e dinamico e le sue straordinarie intuizioni mi hanno sempre sostenuta e accompagnata in tutti i momenti della mia vita sia personale che professionale. Se sono una donna coraggiosa e determinata, lo devo a lui che mi ha sempre insegnato ad essere libera, libera di scegliere e seguire i miei sogni.
Nella sua scuola arrivano studenti cittadini di tutto il mondo. La sua missione è quella di educare, sostenere gli studenti che potranno contribuire ad essere cittadini attivi per un mondo migliore, che sia più equo e sostenibile.
Certamente la mission del Sant’Anna è educare i nostri studenti facendone dei cittadini globali, ma, più ancora, il nostro sforzo è mirato a fare di loro dei cittadini liberi, dotati di senso critico. Studiare all’estero, infatti, non è una vacanza, significa diventare cittadini temporanei di un altro Paese. Permette di uscire dalla propria comfort zone e finalmente scoprire sé stessi e i propri talenti, fuori dai condizionamenti sociali e famigliari. La magia è proprio quella di riuscire ad acquisire una maggiore consapevolezza di sé stessi.
Siamo tutti troppo omologati: studiare e vivere all’estero sviluppa un maggiore spirito critico. Ciò che davamo per scontato e accettato passivamente dalle nostre abitudini viene rivisto dall’esterno come in un film. Si assorbono nuove abitudini immergendosi in una nuova cultura; tutto il bagaglio del vecchio e quanto di nuovo si è appreso si fondono, creando il nuovo sé che altro non è che il VERO SÉ che permette di scegliere in totale libertà.
Tornando alla mia esperienza personale… quando sono arrivata a Sorrento per la prima volta più di venti anni fa, ho ammirato il mare. Ed è stato proprio quello ad ispirarmi, essendo il mare sinonimo di spazio senza confini, e quindi di libertà, di scelta e di espressione. Hanno avuto un ruolo determinante, è ovvio, anche la straordinaria bellezza di Sorrento, l’arte e le tradizioni, lo stratificarsi di culture diverse, susseguitesi nei secoli.
Grazie a questo mix unico, capii che questa città poteva rappresentare il luogo ideale per accogliere studenti dall’estero e permettere loro di vivere qui un periodo speciale della loro giovinezza, in una dimensione cosmopolita, apprezzata sin dai tempi del Gran Tour. È stato questo che ho provato io ed è questo che voglio trasmettere agli studenti con il mio lavoro.
Nella vostra scuola ci sono anche studentesse che arrivano da Paesi “difficili” come l’Iran o in guerra, come l’Ucraina?
I nostri studenti universitari provengono, nella quasi totalità, da Università nord-americane. Ma alcuni di loro appartengono a famiglie emigrate negli USA anche da Paesi difficili, compresi quelli che ha citato.
In questo semestre autunnale, ad esempio, uno dei nostri studenti proviene da una famiglia partita dall’Afghanistan in cerca di una vita più serena negli Stati Uniti.
Previsioni per la scuola di un mondo migliore, qual è la cosa più difficile ed importante, secondo lei, da realizzare?
Credo che uno degli obiettivi da realizzare sia rendere l’apprendimento sempre più esperienziale, basato su una maggiore connessione con il mondo “esterno”. E’ quello che cerchiamo di fare, ad esempio, con i nostri stage e i progetti di volontariato, che da un lato consentono ai nostri studenti stranieri di sviluppare le loro capacità, specie quelle interculturali, e dall’altro rendono un servizio prezioso alla comunità locale, aprendola ai giovani stranieri e ai valori di cui sono portatori, in termini di uguaglianza di genere, lotta alle discriminazioni di ogni tipo e giustizia sociale.