Economia

Donne d’impresa, Francesca Romana Memoli insegna la lingua italiana nel mondo

Donne d’impresa, Francesca Romana Memoli, Direttore Generale  e Amministratore Unico di Accademia Italiana Salerno.

Francesca Romana Memoli, classe 1973, non è figlia di imprenditori, ma si è inventata, con coraggio e determinazione, un’impresa davvero non facile: quella dell’Accademia Italiana di Salerno, che si è imposta da ben 25 anni, in Italia e nel mondo.

“Avevo 24 anni, neolaureata in lingue e letterature straniere, quando ho pensato di realizzare questo progetto, fondando “la Accademia Italiana” a Salerno, la mia città natale. Mi davano della “pazza”, non della “pioniera” dell’insegnamento della lingua italiana, come sono stata definita, poi, in seguito dopo aver avuto successo e piena fortuna con la scuola. Ho insegnato e vissuto a S. Pietroburgo, a Parigi, a Firenze e a Roma per poi fondare nel 1997 l’Accademia di Lingua e Cultura italiana”.

Sostenuta dal primo cittadino e dall’amministrazione comunale di Salerno, che l’ha nominata rappresentante ufficiale dell’immagine culturale della città, Francesca Romana Memoli è stata la prima donna in assoluto a rivestire la carica di presidente nazionale – per 8 anni dal 2011 al 2019 – dell’ASILS, (Associazione delle Scuole d’Italiano come Lingua Seconda).

Ma, è  ancora e sempre lei, l’importante interlocutore costruttivo con le Istituzioni italiane e internazionali, per essere competitivi per quanto riguarda l’insegnamento della nostra lingua italiana con gli altri Paesi europei. I 25 anni di esperienza culturale e sociale, la sua,  che hanno portato Salerno – sua città nativa – nel mondo, come raro esempio di cultura e perché no, anche di possibile integrazione sociale. 

Francesca Romana Memoli, in questi tempi così drammatici per tutti, si è subito resa disponibile per aiutare i profughi dell’Ucraina, offrendo gratuitamente, non vestiario o vettovaglie, ma la possibilità di usufruire gratuitamente di corsi speciali di lingua italiana per i profughi rifugiati a Salerno in età scolare, provenienti da questo martoriato Paese. Un esempio di bella donna, dentro e fuori il suo, che con spirito altruistico e generosità si è persino offerta, e senza tante chiacchiere, di  poter essere una spalla importante, anche per l’integrazione di tante persone che dall’oggi, al domani hanno perso ogni cosa. Le abbiamo chiesto:

Con 25 anni di esperienza alle spalle, quali sono stati i pro e contro della sua attività? È servito essere donna, oppure è stato un limite per le sue strategie?

Il settore educativo internazionale è sempre stato dominato in Italia e all’estero dalla forte presenza maschile specialmente a livello apicale. Essere donna e giovane leader certamente non mi ha sempre  mi ha agevolato per dare  una percezione di esperienza, competenza, fiducia e garanzia ai miei interlocutori. Ma una donna che nel tempo riesce ad affermare con determinazione la propria impresa, la propria immagine, la propria persona e il proprio carattere specialmente al Sud, dove il tessuto imprenditoriale che non prevede giovani donne ai vertici per stereotipati schemi sociali, questa donna deve avere una marcia in più. In 25 anni il mio obiettivo è stato quello di far rivalutare quelle che venivano percepite come debolezze o peggio punti di svantaggio, in punti di forza, a partire dalla mia città che non era considerata in nessuna delle rotte educative e che oggi punta proprio su questa sua forte tipicità italiana. Essere donna al vertice invece aiuta nello stabilire empatia e rapporto fiduciario con i propri interlocutori, costruendo un’azienda di successo quasi totalmente al femminile (95% donne).

Sappiamo di una lettera scritta anche al Presidente della Repubblica … cosa ci può dire in merito?

Durante il periodo della mia Presidenza Nazionale di ASILS ho avuto l’onore di lavorare a progetti con le più alte cariche del Sistema Cultura Italia, da Ministri ad Ambasciatori e Diplomatici, da alti Funzionari ministeriali ad esponenti accademici di fama internazionale. Ho avuto l’occasione di partecipare a varie edizioni degli Stati Generali della Lingua Italiana organizzati dal MAECI e MIUR come parte attiva dei tavoli tecnici di lavoro, che si chiudono generalmente con la cerimonia finale aperta proprio dal Presidente della Repubblica.

Nel 2018 ho avuto l’onore di incontrarlo al Quirinale con i massimi esponenti del Sistema Cultura e da lì ho percepito subito la sua altissima sensibilità alle tematiche di diffusione della lingua italiana nel mondo. Ho voluto attirare la sua attenzione sul processo inverso, dando risalto a tutti gli operatori di lingua e cultura italiana, che con impegno e dedizione, a volte ignorati dalle Istituzioni, operano con grande risultato in Italia, portando lustro e rinomanza non solo alla nostra lingua, ma anche ai nostri singoli territori.

Siamo ricchi di culture diversificate in Italia e questo può portare migliaia di studenti internazionali a studiare nelle nostre scuole del nostro Bel Paese. Sono certa che questo mio breve ma efficace contributo sia stato ben colto e preso in considerazione da uno spirito illuminato quale il nostro Presidente.

Una signora del Sud che fa scuola, nel vero senso della parola. Ma che ha anche una bella famiglia numerosa. Una bella sfida! Che ne pensano i suoi figli?

Nel corso di questi ultimi 25 anni di vita imprenditoriale, non ho mai voluto mettere in secondo piano il mio essere donna, dando concretezza al mio senso di maternità e di famiglia, che è sempre stato molto marcato in me e che si è potuto realizzare anche grazie ad una scelta intelligente del giusto compagno di vita. Ho fortemente voluto una famiglia numerosa perché credo che la forza di una famiglia sia data anche dal numero, sinonimo spesso di solidarietà e supporto.

Con i miei figli cerco di non essere mai una madre “scontata”, cerco di infondere insegnamenti con l’esempio e non con prediche o filippiche. L’autonomia e l’indipendenza, l’impegno e la determinazione sono i principi prioritari che cerco di trasmettere ogni giorno con i fatti, non con le parole. Poi, con i figli ci vuole anche un po’ di fortuna ed io penso di averne avuta tanta con loro! 

Quali sono le speranze e i progetti per valorizzare il nostro idioma in Italia e nel mondo?

Oggi l’italiano rimane una delle lingue più studiate. Questo non è riconducibile alla sua importanza di lingua strumentale o veicolare come l’inglese, ma al suo essere puramente lo strumento di accesso a tutto il sistema culturale Italia, caratterizzato da un’enorme ricchezza di eccellenze: arte, architettura, moda, cucina, musica, ambiente.

La nostra lingua è il ponte perfetto per accedere al Bel Paese e chi lo ama veramente, lo vuole conoscere a fondo anche nella sua specificità linguistica. Per cui mai lo studio dell’italiano avrà una flessione d’interesse da parte degli stranieri, per lo studio nel mondo e in Italia.

Piuttosto è sempre prioritario lavorare a braccetto con le Istituzioni governative e con gli attori del Sistema Cultura per un’azione sinergica, il che non è sempre così scontato e fluido purtroppo, pur avendo uno scopo comune di così alto valore.

Dopo l’esperienza di questi corsi gratuiti per studenti ucraini da lei offerti, quali gli eventuali progetti futuri anche per eventuali altri stranieri provenienti da Paesi in guerra?

La formazione linguistica dei giovani profughi ucraini in età scolare, ha rappresentato per noi che ne siamo stati i fautori un grande esempio di successo di inserimento e integrazione nel nostro contesto socio-culturale. L’obiettivo era renderli autonomi nella comunicazione per potergli dare un inserimento veloce e indolore in un nuovo contesto scolastico e socio-culturale, lontano dai terrori della guerra.

Tutti i progetti di formazione linguistica che portiamo avanti prevedono in maniera molto differenziata una sorta di inserimento nel nostro territorio: dal viaggiatore europeo che scopre, amandole, le poesie di Alfonso Gatto scritte nei vicoli di Salerno, agli studenti delle università americane che per la prima volta viaggiano fuori dagli States e ampliano  prepotentemente i loro orizzonti culturali per la prima volta nel nostro Paese.

Dai cinesi che studiano la lingua per entrare nei nostri Conservatori e diventare dei bravi cantanti, agli studenti maturi del Canada, Giappone e Sud-America che vogliono godersi la loro esperienza di “Dolce Vita”: tutti richiedono in maniera diversa un impegno da parte nostra di inserimento e di inclusione, prevedendo dinamiche e logiche di gestione sempre molto mirate.

Questa è la nostra specialità! Ovviamente con sensibilità culturale e altruismo, non possiamo voltare la faccia a situazioni di emergenza educativa per discenti in difficoltà, per cui rimaniamo sempre un supporto attivo delle Autorità locali (Questure, Prefetture, Associazioni Benefiche) per tutto ciò che sono le tematiche di inserimento linguistico degli Stranieri nel nostro Paese, per cui siamo sempre un riferimento attivo sul territorio per la formazione e la certificazione.

 

Published by
Marco Benedetto