Maria Teresa Briassolo
Donne d’Impresa: Maria Teresa Briassolo Presidente di Transparency International – BIOPAP.
A Milano si è dimostrata sempre aperta e lungimirante nel riconoscere il lavoro svolto nell’interesse della collettività. “La meritocrazia – sottolinea ancora oggi – è un fattore altamente positivo e in Italia abbiamo fatto il grande e grave errore di non premiare i più meritevoli. Uno uguale uno, sarà democratico non è sempre positivo per la collettività: 2 malviventi non fanno uno scienziato!
“La meritocrazia è un’altra cosa: Quando una persona dimostra di avere veramente quella marcia in più favorevole per tutti … bisogna avere il coraggio di lasciarla fare, costruire ed eventualmente anche governare, per non correre il rischio di vederla emigrare come spesso accade.”
Positiva al massimo, ben consapevole degli errori che l’umanità ha fatto e che continua a fare, Maria Teresa Briassolo crede comunque nelle soluzioni innovative e che non a caso possono recuperare e migliorare sempre la nostra condizione di vita: questa sembrerebbe la sua vera mission e lo ha dimostrato attraverso fatti e non parole. Anche lei fa parte di AIDDA, da sempre, e come tale l’abbiamo intervistata.
In modo del tutto casuale. Nella mia attività di lavoro, sempre incentrata sul settore estero, ho avuto la fortuna di lavorare per aziende famigliari e altamente innovative, dove la persona: collaboratore, cliente o fornitore godeva di un alto valore e dove ognuno portava la sua goccia al miglioramento generale: ciò che si inventava, produceva, distribuiva diventava un patrimonio in qualche modo collettivo, non solo per l’azienda ma anche per il mondo che gravitava intorno ad essa, dove tutti lavoravano per un obiettivo comune.
Questa modalità faceva parte del mio DNA. Quando un importante cliente estero si ammalò gravemente e, insieme alla sua famiglia, mi chiese di acquisire le sue attività in Italia, in modo che non andassero perse, accettai.
Le opzioni erano così diversificate che non fu difficile iniziare altri filoni, sempre un po’ precursori dei tempi. Mio marito, per un caso quasi analogo a quello che avevo vissuto io, portò in azienda il segmento carta, mentre io mi ero piuttosto concentrata sul segmento della meccanica e della plastica.
Incominciammo quindi ad immaginare un mondo ad economia circolare, valorizzando le risorse rinnovabili che si riproducevano senza fine. Intanto, nostro figlio, dopo due lauree in Ingegneria in Francia e in Italia ci aveva raggiunti dedicandosi a tempo pieno allo sviluppo di contenitori per alimenti dove l’albero, per processi successivi, si trasforma in contenitore naturale per il cibo: lo conserva attraverso la surgelazione o l’atmosfera modificata, consente di riscaldarlo o cuocerlo, diventa compost che va a nutrire un altro albero in un ciclo infinito senza turbare l’equilibrio della natura. Non è stato facile, ma sempre appassionante! Ci ha permesso di conoscere clienti precursori che condividevano i nostri obiettivi.
La guerra è sempre una disgrazia, da qualsiasi parte la sia guardi. Intanto è sempre la volontà di pochi che prevarica la volontà della maggioranza che la guerra non la vuole proprio e si chiede perché debba subirla. Il caso attuale è ancora più paradossale anche da un punto di vista geografico. La Russia copre 17 125 191 Km2 con 145 milioni di abitanti ( il più grande stato del pianeta) con 0.11 persone per Km2… ma che spazio va cercando?? Gli manca proprio il Donbass?!? E’ oltre ogni mistero della fede!
I nostri concittadini, come in tutte le altre nazioni, se sono motivati sono in grado di fare cose anche oltre l’eccellenza. Il Caso COVID ci insegna che abbiamo una pazienza quasi infinita. Purtroppo, la troppa pazienza, talvolta, si tramuta in danno collettivo perché pochi riescono a danneggiare molti. Penso e spero che prevarrà il buon senso e che l’Europa sarà compatta nel fronteggiare questo momento di follia. Gli italiani hanno ingegno e – quando viene loro consentito – sono grandi lavoratori.
Non sarà un Putin che decide da Mosca (ma con parte della famiglia ben sistemata in Svizzera) ad insegnarci la strada migliore. Ci aveva già provato Stalin, pareva un godesse di un grande seguito ma solo perché quelli non consenzienti li mandava nei Gulag o li metteva sulla transiberiana e poi li lasciava su un binario morto nella tundra.
Ci sono punti critici.
. L’organizzazione della scuola è totalmente divaricata rispetto al “Sistema Paese”, incominciando dalla valutazione del merito ad ogni livello: dirigenti ed insegnanti compresi. Il sistema migliore e democratico che io conosca è quello tedesco dove, secondo le attitudini, la scuola prepara realmente alla vita attiva nell’interesse collettivo.
Le Leggi vengono elaborate tenendo in poco conto l’interesse collettivo sul lungo termine, spesso accontentando chi grida più forte o la corrente del momento
. I media: dedicano poco spazio agli esempi illuminati, tecnologici, positivi e costruttivi e troppo a quelli negativi che possono diventare a loro volta dei cattivi esempi.
. La politica: Il prezzo più alto ai tanti “no” al buon senso, all’impegno reale e la ricerca del facile consenso lo pagheranno i nostri figli e nipoti e lo pagherà la natura: non ci sono scorciatoie? Ci sono sentieri, a volte impervi, ma che con tenacia e determinazione occorre percorrere per arrivare in vetta. Penso che supereremo anche questi tempi difficili.
BIOPAP all’avanguardia perché ha ideato un sistema di contenitori e vaschette alimentari biodegradabili e compostabili, brevettate e dalle elevatissime prestazioni, derivate da materie prime rinnovabili. Si investe in un mondo sostenibile superando la plastica e la vostra filiera è tutta europea.
Nasce nel 2002. Non è stato un cammino rapido perché la sensibilità ai problemi che si stavano delineando a livello ambientale e sociale erano poco noti. Tuttavia, nel cammino abbiamo incontrato in molte nazioni attori economici con sensibilità anticipata che hanno percorso il cammino con noi e insieme abbiamo raggiunto traguardi considerevoli.
Anche loro sono diventati leader nei loro rispettivi segmenti. Dobbiamo tuttavia molto all’evoluzione della società in generale e alle “Grete” che hanno rilevato il pericolo che incombeva sul pianeta. Non avevamo la palla di cristallo ma la conoscenza della storia ci faceva ipotizzare che un pianeta sovrappopolato doveva fare una ricognizione delle risorse disponibili onde evitare un loro utilizzo smodato.
Oltre all’Europa le zone anticipatrici nell’attuare il cambiamento sono state le grandi isole: Guadaloupe, Martinique, Mauritius, Nuova Caledonia, Pasqua, Caraibi insieme ad Australia, Nuova Zelanda.
Lo scioglimento delle calotte polari incominciava ad aggredirle con l’aumento del livello del mare mentre la plastica nei mari non consentiva il ripopolamento dei pesci da cui molte traevano la base per il loro sostentamento. I risultati sono positivi ma continuiamo a brevettare nuove soluzioni ai problemi che incontriamo strada facendo. Perché la filiera Europea? lavorando sul tema del contenimento dello spreco, comprese le emissioni durante il percorso delle merci, ma anche tenendo conto delle estremizzazioni politiche che si potevano intuire, abbiamo considerato che una filiera Europea doveva far parte del concetto sicurezza. Il nostro ulteriore sviluppo in altri continenti dovrà riflettere una organizzazione analoga, particolarmente per quanto riguarda la materia prima.
Prima di questa emergenza bellica, avete già sostenuto anche le donne afghane. Ci può spiegare come nasce questa sua mission di umanità e impegno, che non sempre è facile sostenere con continuità nemmeno dalle Associazioni no-profit?
Nel 1996 – in piena “Mani Pulite” insieme ad un gruppo di volenterosi abbiamo fondato Transparency International Italia, il capitolo italiano dell’Associazione Internazionale che combatte la corruzione. Un percorso lungo e travagliato ma che ha portato l’Italia ad un livello accettabile nella valutazione della percezione della corruzione in Italia, alle leggi anticorruzione (emanate dall’Italia prima della Gran Bretagna grazie al grande impegno del Governo dell’epoca), alle leggi sul Whistleblowing, ai Patti di Integrità. Faccio parte con diletto di AIDDA e FCEM (Donne capi di azienda nazionali e internazionali).
Negli incontri annuali incontriamo persone, talvolta personaggi, di ogni parte del Mondo dalla Mongolia al Cile: conosciamo e dibattiamo persone e problemi che ci fanno sentire parte di mondi lontani e vicini. L’Ucraina, così come la Russia che conosciamo noi fanno parte del nostro mondo e questa incomprensibile guerra ci addolora profondamente.
Facciamo con affetto quel poco che possiamo fare: che le nostre vaschette possano utili a contenere il cibo che conforta i cittadini ucraini ci fa sentire utili e vicini alle loro sofferenze: E’ microscopico ciò che possiamo fare mentre loro mettono a repentaglio l’unica vita che hanno per garantire la nostra libertà.
Così come abbiamo fortemente voluto Transparency Italia, così abbiamo voluto rendere omaggio al sacrificio di Giorgio Ambrosoli e della sua famiglia. Ringrazio ancora Annalori, Umberto e Francesca che mi hanno consentito di poter istituire il Premio Giorgio Ambrosoli che premia ogni anno “coloro che si sono contraddistinti nella difesa dello stato di diritto tramite l’integrità, della responsabilità e della professionalità anche in condizioni avverse”.
Sono molto grata al Presidente della Repubblica che ha voluto partecipare all’ edizione del Premio nel 2019.Mi sento privilegiata perché ho potuto realizzare molte idee, conoscere persone buone, generose, attive, intelligenti e collaborative.
Lo spreco è una parola che non fa parte del mio lessico famigliare: gente della montagna che ben sa che bisogna lavorare molto in estate per avere qualcosa da mangiare e da dar da mangiare in inverno. Personalmente, ero molto afflitta quando lo vedevo o percepivo la sua vacuità intorno a me. Mi spiegavano che il cerchio “ impresa – produzione anche di cose inutili – rifiuti” è comunque una modalità per dare uno stipendio e consentire una vita decorosa. Questa modalità non tiene conto dello spreco di risorse, talvolta non più rinnovabili e quindi non fruibili dalle generazioni future. Fuori dal mio “piccolo mondo antico” ci sarebbero molte cose da approfondire: spero che le nuove generazioni vorranno indagare e sapranno essere consapevoli.
Volevamo essere coerenti. Ci è venuta in aiuto una cara amica di AIDDA Veneto, l’Arch. Natasha Pulitzer che ha tradotto in realtà la nostra visione. Invero, la costruzione pareva un po’ bizzarra ai nostri vicini che scommettevano su una sua veloce disgregazione. In realtà, particolarmente all’interno è bellissima: grandi vetrate ben posizionate permettono luce naturale quasi tutto l’anno, le pareti oltre al legno sono in materiale coibentante che neutralizza parzialmente gli sbalzi di temperatura, abbiamo il nostro fotovoltaico che ci fornisce di buona parte dell’energia che consumiamo. Grazie Natasha!
Il consiglio è quello di sempre: imparare, imparare, imparare. Scegliere sempre la strada che porta frutti a tutti.