ROMA – Dieci anni fa, il ciclone mediatico che si abbattè sulla Nike, rea di utilizzare manodopera minorile nelle sue fabbriche cambogiane, apri' uno squarcio nella coltre di silenzio che celava le condizioni lavorative in Estremo Oriente. Oggi, l'accordo Apple-Foxconn per ammorbidire le regole nelle 'fabbriche del sudore e dei suicidi' in Cina, rischia di scatenare un vero e proprio effetto domino su altri 'big' dell'industria mondiale, dalla Dell a Hp, dalla Nokia alla Honda: tutti, o quasi, legati ad aziende fornitrici finite nel mirino delle associazioni che monitorano le tutele sul lavoro.
Sono diverse le indagini che negli ultimi mesi si sono susseguite sulle fabbriche cinesi, in particolare su quelle della costa sud-orientale, nelle provincie del Guangdong, del Jiangsu, dello Zhejiang, cuore dell'industria esportatrice del Dragone.
Lì, secondo una recente inchiesta della Ong China Labor Watch (Clw) sono almeno 200mila (escludendo quelli della Foxconn di Longhua) i dipendenti soggetti a violazioni in cinque macrocategorie lavorative: ''straordinari, salari, intensita' del lavoro, tipo di contratti e discriminazione''.
Le indagini di Clw, terminate nel giugno 2011, hanno interessato dieci fabbriche dell'area, registrando in molte di queste violazioni non solo degli standard internazionali ma anche della ''legge sul lavoro promulgata da Pechino nel 2008''. Ad essere coinvolti, giganti dell'industria locale come la Shangai Qanta (47mila dipendenti) o aziende piu' piccole, come la Hongkai Eletronics, ma tutte produttrici di componenti per 'big' dell'high-tech come Dell, Hawlett-Packard, Ibm, Philips. E, nella stessa regione, simili abusi – ''piu' di 12 ore lavorative al giorno, pessime condizioni ambientali'' – sono stati riscontrati da Clw in altre due aziende, legate a sei brand d'abbigliamento statunitensi, tra i quali Gap e American Eagle.
Ma le violazioni, secondo una recente inchiesta della Sacom (Ong con sede a Hong-Kong), coinvolgerebbero anche Wenlock e Mandeville, mascotte ufficiali delle Olimpiadi di Londra 2012. La Sacom, nell'autunno scorso, ha infatti registrato ''irregolarita' nei contratti, straordinari sotto-pagati e maternita' non concesse'' nella Rainbow Factory di Dafeng, fornitrice tra l'altro della Disney.
Insomma, dai produttori di giocattoli a quelli di computer, sarebbero diversi i casi paragonabili a quello della Foxconn. E, forse non a caso, la svolta annunciata oggi ha trovato solo un timido plauso da parte dei suoi maggiori concorrenti – come Nokia, Qanta, Wintek Petragon -, trinceratisi dietro laconici commenti.