ROMA – “L’italiano della Bce“, come ieri lo apostrofava Umberto Bossi, non è stato tenero con il governo. Mario Draghi, nel suo ultimo discorso pubblico da governatore della Banca d’Italia, parla di riforme “tuttora” inattuate, proprio nelle stesse ore in cui il governo di Roma deve inviare a Bruxelles la famosa lettera che, oltre agli intenti, deve contenere proprio una lista di riforme.
“Un rilancio duraturo della crescita sostenibile passa soprattutto per le riforme strutturali da tempo invocate, in larga parte condivise, ma tuttora inattuate”. Non è un attacco frontale, ma certo tra le righe del futuro presidente della Bce qualcosa si legge. Per esempio quando dice che il primo punto di riferimento dell’Italia è ” il capo dello Stato che ringrazio personalmente”. E nell’analisi della situazione italiana non fa sconti: “L’Italia che non aveva nulla da rimproverarsi” sulle ragioni della crisi ”è stata travolta per le sue debolezze strutturali al punto da trovarsi essa stessa ragione della crisi generale”.
Bisogna ”riconoscere i propri nodi e non sperare negli altri. Bisogna affidarsi a se stessi per salvarsi in Europa”, in sostanza Draghi ripete quello che già da tempo la Ue ci dice: basta lamentarsi, passare ai fatti. “Occorre dare piena e rapida attuazione alla manovra di settembre, in particolare definendo e realizzando rapidamente il previsto programma di revisione della spesa pubblica”.