E quattro. Dall’inizio della settimana ogni giorno un tonfo in Borsa. Parigi -5,30, Milano intorno al 5%, Londra perde il 4%, Madrid il 4%, Amsterdam il 3,09%, Stoccolma il 3,28%, Zurigo l’1,72%, Atene il 2,84% e Lisbona il 3,41%.
Alla fine le piazze europee hanno bruciato altri 183 miliardi di euro di capitalizzazione. L’indice Dj Stoxx 600, che fotografa l’andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio Continente, ha perso il 3,94% per cento. I listini in quattro sedute hanno così mandato in fumo quasi 440 miliardi di euro. Le piazze europee avevano bruciato 140 miliardi di euro nella seduta di martedì, 46 mercoledì e 71 ieri che, sommati ai 183 di oggi, portano il conto a 440 miliardi.
Il primo giorno erano i dubbi sul piano per il salvata, il secondo la sfiducia dei mercati sulla validità, il terzo il “maligno” report di Moody’s, e oggi? A suo modo le borse occidentali da Wall Street a quelle europee riflettono il “panico momentaneo” di chi vuole liberarsi di azioni il cui valore può calare ma soprattutto la paura, o la preveggenza, di una nuova esplosione della bolla del debito.
In tasca agli stati occidentali ci sono infatti centinaia se non migliaia di miliardi di euro che gli Stati garantiscono ma che non sono a medio e lungo termine in grado di pagare. In questo quadro la situazione dell’Italia è particolare: grave, più grave di altri, per l’entità del debito confermata ieri da Tesoro, intorno al 118% del Pil. Meno grave, molto meno grave degli altri, perché il deficit pur restando al 5% del Pil per il 2010, è circa la metà di quello americano e ancor meno della metà di quello inglese e spagnolo. In altri termini, l’Italia ha più debiti di tutti ma fa meno nuovi debiti di tutti.