Economia: la ripresa tedesca è debole. Tutta l’Europa rischia

Malgrado le stime al rialzo e l’ottimismo degli organismi internazionali, nei salotti della finanza e dell’economia europea, la preoccupazione resta alta. A destare allarmismo è soprattutto la situazione della Germania, da anni traino della zona euro. La ripresa tedesca industriale appare a molti debole e tardiva. Non riuscirà, in altre parole, a salvare dall’insolvenza molte piccole e medie imprese che costituiscono, come in Italia, la vera spina dorsale dell’industria.

Le bancarotte delle Middelstand – così vengono chiamate le piccole e medie industrie, per lo più gestite da privati e storicamente orientate verso l’esportazione – hanno determinato durante i picchi della crisi la maggior fetta del tasso disoccupazione tedesco e il radicale assottigliamento del prodotto interno lordo. Quest’anno il tasso d’insolvenza si prepara a toccare un nuovo record.

Questo potrebbe rallentare la ripresa economica non solo in Germania, dove il governo prevede che il prodotto interno crescerà all’1.4 per cento, dopo che il precedente è precipitato al -5 per cento, ma anche in tutta l’Europa, perché da anni la Germania è il cuore economico di Eurolandia.

Sebbene le industrie tedesche hanno stabilmente recuperato negli ultimi mesi, le attività stanno riprendendo da un livello così basso e con una domanda ancora così debole, che molte compagnie stanno semplicemente lottando per rimanere a galla. Il terzo più grande costruttore europeo di rimorchi per camion, Kögel Trailers Gmbh, ha visto il suo giro d’affari precipitare dai 450 milioni di Euro del 2008 ai 50 milioni di quest’anno. La compagnia ha evitato la bancarotta esclusivamente grazie al fatto che in novembre è stato trovato un compratore. Nel frattempo però il 90 per cento delle commissioni sono sparite e, soprattutto, quasi un terzo dei lavoratori sono stati licenziati. « In questo momento si tratta più di sopravvivenza che di ripresa » – afferma Andreas Lubitz, portavoce della compagnia.

Più del 90 per cento di tutte le industrie tedesche appartengono alla categorie del Mittelstand, per un totale di più di tre milioni di imprese che possono andare dalle panetterie locali ai fornitori di parti meccaniche per i colossi dell’auto Volkswagen e BMW. Quasi un terzo di tutti gli impiegati tedeschi lavorano in questo settore.

E se i leviatani dell’industria, gigantesche internazionali ramificate in tutto il mondo, fanno la gloria economica della Germania, è pur vero che l’occupazione reale si declina nei piccoli, nei medi, non nei grandi o i grandissimi.

In questo contesto, il governo di Angela Merkel è accusato di essersi speso poco per le Mittelstand, e di esservi solo concentrato sui sostegni ai grandi gruppi industriali. La partita a carte scoperte del governo tedesco sull’affare Opel ne è stato un buon esempio.

L’aria che tira nelle organizzazioni delle piccole e medie imprese è riassunta bene dal discorso che l’economista Hans-Werner Sinn ha tenuto in un recente convegno tenutosi in Baviera. « Il governo sgancia i soldi solo quando ci sono le star delle lobby, solo dove funziona il sistema delle public relations » – ha detto scatenando una salva di applausi da parte di una piccola schiera di piccoli imprenditori tedeschi.

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fmontorsi