Edison, utile in picchiata: 407 milioni di svalutazioni

MILANO – Un mercato del gas ”disastroso” – come l’ha definito l’amministratore delegato Umberto Quadrino – e 407 milioni di euro di svalutazioni costringono Edison a chiudere il 2010 con un utile in picchiata a 21 milioni (-91% sul 2009) e a lasciare senza cedola i litigiosi soci italiani e francesi.

L’approvazione dei conti è stata quest’anno particolarmente travagliata. Inizialmente fissata nel Cda dell’8 febbraio, dopo un duplice rinvio per permettere ai soci di trovare un accordo sulle svalutazioni e a Quadrino di rinegoziare senza troppo successo i contratti del gas, è arrivata solo oggi, 21 marzo.

I margini sul gas, soggetti a ”fortissima riduzione” per via dei contratti take-or-pay che vincolano Edison (costretta ad acquistare gas a prezzi fuori mercato) hanno neutralizzato i risultati positivi di tutti gli altri settori di business.

E così, nonostante ricavi cresciuti a 10,4 miliardi (+17,8%) grazie alla crescita di volumi di gas ed elettricità venduti, il margine operativo lordo è sceso del 6,9% a 1,37 miliardi, mentre 407 milioni di svalutazioni hanno abbattuto il risultato operativo a 273 milioni (-61%).

Le svalutazioni – su cui si sono espressi sia il consulente storico di Edison, Maurizio Dallocchio, che Goldman Sachs, advisor degli amministratori indipendenti – riguardano per 138 milioni il settore dell’energia elettrica (principalmente per la riduzione dei margini a causa della risoluzione dei contratti Cip 6) e per 229 milioni il settore del gas.

Per quanto riguarda il gas, ha pesato l’esposizione verso l’Egitto, sul quale Edison ha accantonato 130 milioni per ”rischi politici” e 83 milioni di svalutazione del maxi-giacimento di Abu-qir, principalmente a causa della riduzione delle riserve. Ha chiuso il conto la svalutazione di 40 milioni dell’impianto di Taranto, in via di dismissione.

La situazione complessa in cui si trova il gruppo, che il prossimo anno prevede una riduzione dell’ebitda a 900 milioni per via dei contratti take-or-pay (avviati con Gazprom, Eni e Rasgas e che non dovrebbero concludersi prima del 2012), ha spinto Quadrino ad auspicare la fine dell’impasse tra A2A ed Edf.

”Ci servono azionisti che ci supportino e con una chiara visione del futuro”, ha spiegato l’ad, perché ”la società ha bisogno di muoversi” e non restare bloccata da azionisti con visioni strategiche diverse.

Un accordo sul riassetto era stato trovato nelle scorse settimane ma poi il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha imposto a tutti di fermarsi perché contrario al passaggio del controllo ai francesi. Così le parti si sono date sei mesi di tempo per trovare una soluzione che soddisfacente anche per il governo.

”Un’evoluzione” dei rapporti tra i soci ”è necessaria e ne abbiamo bisogno”, ha detto Quadrino. ”Penso che sei mesi siano un periodo ragionevole per raggiungere un accordo e siano un periodo ragionevole anche per il governo per prendere una decisione su ciò che ha annunciato”. Cioè le norme anti-opa che potrebbero sbarrare ancora una volta il passaggio alle ambizioni di Edf su Foro Buonaparte.

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