L’industria dei giornali aspetta da anni il suo Salvatore. La recessione che colpisce l’Europa è, per la carta stampata, il prolungamento di una crisi antica, che le attuali condizioni economiche e finanziarie hanno solo aggravato. La perdita di interesse del pubblico nei quotidiani e la concorrenza spietata dei giornali gratuiti e dei siti di informazione on line hanno fatto perdere alle case editrici fette importanti dei loro introiti pubblicitari. In una tale situazione di stallo e incertezza, il mondo giornalistico non può che interrogarsi con inquietudine e tentare di prevedere il proprio futuro.
Un’illustrazione delle nuove possibilità della carta stampata l’ha data Mathias Döpfner, in una sua apparizione al “Charlie Rose Show”. Döpfner è un nome che non dirà molto al lettore italiano, ma è una delle persone più influenti nel mondo dei giornali, in quanto direttore generale di Axel Springer, il più grande gruppo editoriale tedesco, un colosso di carta che controlla testate in tutte Europa e che detiene in Germania il 23,6 % del mercato interno. Durante il talk-show americano, il direttore tedesco ha estratto da una borsa il suo acquisto più recente, un iPad nuovo di zecca. Le parole che hanno accompagnato il gesto e che ha rivolto agli editori sono state di un’euforia insuale: «sedetevi e pregate almeno una volta al giorno Steve Jobs perché sta salvando l’industria editoriale». E’ sembrato in quel momento l’annuncio che un’antica profezia si fosse finalmente avverata, che il tanto atteso Messia dei giornali fosse arrivato, che dopo anni di vacche magre una nuova età dell’oro stesse per cominciare.
Ma, al di là degli annunci estatici, a che punto sono gli editori con l’iPad? Lanciato da solo due mesi su scala mondiale, per ora solo qualche giornale americano si è adattato al nuovo medium. Per adesso, in Europa le redazioni si stanno ancora attrezzando, anche se molti giornali, anche in Italia, hanno promesso di essere pronti a breve con la loro versione iPad.
L’industria del settore nutre delle enormi attese in questa rivoluzione digitale. Gli editori sperano che i lettori siano infine disposti a pagare un prezzo adeguato per il giornalismo letto sull’iPad, diversamente da quanto fino ad oggi avvenuto con i siti online. Il paradosso è che probabilmente i lettori non noteranno la rivoluzione “in corso” per ancora diverso tempo. Il mondo dell’editoria, malgrado gli annunci profetici di Döpfner, si sta avvicinando al nuovo strumento con molta cautela. La filosofia è quella di “aspetta e vedi che succede”. Molti dei principali quotidiani e settimanali tedeschi, per esempio, stanno prendendo il loro tempo e il giornale più venduto in Europa, il tabloid “Bild”, ha annunciato che non offrirà un’applicazione multimediale fino a che la tecnologia non sarà sufficientemente matura.
La ragione delle esitazioni di molti editori risiede nella radicale novità del medium di Steve Jobs. Per quanto nelle redazioni e nei piani alti delle case editrici tutti siano entusiasti del nuovo prodotto di casa Apple, molti stanno sperimentando problemi inediti nello sviluppare un prodotto che coniughi validamente – come prevede il concetto di iPad – i mondi di media così diversi come il giornalismo online, la drammaturgia dei videogiochi, il cinema e la sensorialità del touchscreen.
Molti editori hanno a lungo creduto che l’iPad rappresentasse la soluzione per tutti i problemi della carta stampata. Solo poco a poco stanno oggi realizzando che non sarà sufficiente far migrare attraverso un immaginario imbuto elettronico i contenuti tradizionali nella nuova forma. E’ infatti, a detta di molti osservatori, uno sbaglio credere che l’iPad sia semplicemente un’altra forma di canale di distribuzione. Da questo nuovo strumento i lettori si aspettano una nuova, più vivida forma, di narrazione. Come dire che ancora una volta si avvera il noto detto di Marshall McLuhan: “il messaggio è il medium”. Gli editori lo stanno lentamente capendo. Per i lettori non resta che sedere e aspettare di vedere realizzarsi i nuovi, futuri mondi possibili del giornalismo
