Eike Batista perde 34,5 mld di dollari. Voleva essere il più ricco del mondo

Eike Batista perde 34,5 mln di dollari. Voleva essere il più ricco del mondo (foto Lapresse)

RIO DE JANEIRO – Eike Batista, l’uomo che sguazzava nell’oro, che viveva in palazzi di marmo e sussurrava all’orecchio dei potenti del mondo, non si trova più tra i semi-dei della finanza e dell’industria. La sua fortuna è stata dispersa, improvvisamente ristrettasi come una magica pelle di zigrino. Nel giro di qualche mese, Batista ha perso 34,5 miliardi di dollari – un collasso da far impallidire quello di molti istituti di credito. L’impero di Batista, simbolo dell’euforica marcia trionfale dell’economia brasiliana, era un gigante dai piedi d’argilla. Volendo stagliarsi sui fondali melmosi di un mare di petrolio, il gigante è caduto.

Il magazine economico Bloomberg Newsweek ha ripercorso la carriera del miliardario brasiliano. Un reportage dove i toni avventurosi di un’intrepida storia di successo si mescolano con la biblica smisuratezza di una mente perduta dalla propria hybris.

Il punto più alto, lo zenit, è anche l’inizio del declino. Nel giugno 2012, Batista inaugura un gigantesco porto industriale al largo di Rio de Janeiro, due volte più grande dell’isola di Manhattan. Tutto il gotha brasiliano si riunisce intorno a Batista: politici, imprenditori, manager. Perfino il presidente del Brasile, Dilma Roussef, celebra il successo di Batista – l’uomo che d’altronde ha finanziato la sua campagna elettorale – e lo presenta come il simbolo dell’espansione economica del paese. Il miliardario approfitta dei riflettori e del momento di gloria per annunciare la creazione di una nuova società, la sesta del suo impero. Il futuro è roseo. Sotto il mare si trovano, pensa Batista, milioni e milioni di barili di petrolio che lo renderanno ancora più ricco.

Il magnate non ha mai nascosto il suo desiderio: diventare un giorno l’uomo più ricco del pianeta, superare Carlos Slim e gli altri, essere il primo, l’unico, e non più “solo” il settimo della classifica Forbes. Diciotto mesi dopo, Batista non è più il settimo uomo della classifica Forbes. E nemmeno il primo.

Al largo di Rio de Janeiro non si trovano, come voleva credere Batista e come l’aveva annunciato ad azionari e investitori, milioni di barili di petrolio. Ma per capirlo ci sono voluti mesi di ricerche protratte. E ci sono voluti, soprattutto, inutili iniezioni “dopanti” di capitale esterno contratto con prestiti ed aumenti di capitale. Il miliardario ha voluto credere fino all’ultimo al proprio intuito e all’inesauribile fiducia nel suo mistico destino (Batista raccontava di essere baciato dalla fortuna perché una certa notte, obbedendo a una chiaroveggente, aveva osservato  il cielo stellato sopra il Machu Pichu ).

Oggi Batista siede su un mucchio di rovine, schiacciato dai debiti, con creditori che si litigano i resti più belli dell’antico impero. Lo stato brasiliano, che nelle foto ufficiali si mostrava al fianco del magnate, sta ora conducendo un’inchiesta per far luce sull’improvviso crollo.

La fortuna di Eike Batista era quella di un moderno re Mida e del re Mida era anche la folle ambizione. Chi conosce Batista in Brasile conosceva anche il suo gusto per il lusso e l’ostentazione. Una casa di marmo, con piscina e due home cinema. Una Mercedes parcheggiata nel salone. Uno yacht, Spirit of Bresil, di più di cinquanta metri. Una playmate brasiliana come sposa e due figli dai nomi un po’ troppo altisonanti: Thor e Odino, come gli dei delle saghe nordiche.

Oggi lo yacht di Eike non è più amarrato al porto di Rio de Janeiro, venduto a poco prezzo per alleggerire i debiti, mentre Thor Batista è stato incolpato in prima istanza per omicidio involontario di un ciclista mentre guidava la Mercedes un tempo parcheggiata nel salone. Simboli di una caduta veloce, e da troppo, troppo in alto.

Easy come, easy go.

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fmontorsi