Il prezzo delle azioni di Enel Green Power che andranno sul mercato sarà compreso fra 1,9 e 2,4 euro, con un “base price” (ovvero il prezzo a cui le banche baseranno il marketing della quotazione) fissato a 2,1 euro. Questa transazione rappresenta un passaggio fondamentale per l’amministratore delegato Enel Fulvio Conti che in un’intervista concessa al Sole 24 Ore spiega la strategia dell’azienda. L’entrata in Borsa del colosso dell’energia sancisce la definitiva trasformazione dell’Enel da soggetto monopolista ad attore multinazionale. Ne parla quindi con evidente soddisfazione il Ceo della società energetica italiana.
“Con l’Ipo Green Power – spiega Conti – si conclude la grande stagione di finanza stratordinaria che ha trasformato Enel da monopolista italiano a multinazionale internazionale con 100 miliardi di capitale investito”. E un debito che, a fine anno, se l’offerta andrà in porto assicurando almeno 3 miliardi di incasso, a cui si aggiungono i 3,5 miliardi delle recenti dismissioni, sarà vicino ai 45 miliardi promessi dall’azienda al mercato (al netto dei tassi di cambio). Questo traguardo è l’epilogo della campagna di diversificazione geografica e tecnologica che il gruppo ha avviato nel 2002 quando, stando alle parole di Conte, “fa deciso di rifocalizzarsi sul settore dell’energia”.
“L’energia è il motore dell’economia, tanto più quella elettrica che è in assoluto la forma più efficiente di energia che esista in natura”. E così via libera all’espansione all’estero dopo che il decreto Bersani ha imposto la drastica riduzione della capacità produttiva in Italia, nel 1999 Enel produceva il 70% dell’energia elettrica nel paese, ora il 25%.
Ne deriva che l’Enel di oggi secondo Conti, “ha più capacità produttive all’estero che nel nostro paese e circa la metà dei 61 milioni di clienti fuori dai confini nazionali. Nonostante ciò però l’Italia rimane al centro della strategia del gruppo. Infatti c’è un piano di investimenti dal 2010 al 2014 da ben 9,1 miliardi, che valgono lo 0,6% del Pil italiano”.
Conti poi spiega di aver incontrato il nuovo ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani: “Mi ha garantito l’impegno del governo a completare il pianoregolamentare per la primavera del 2011 in modo che si possa porre la prima pietra nel 2013 e dare al paese il primo megawatt nucleare nel 2020”.
Infine Conti analizza la proposta sul fotovoltaico. “C’è il rischio di una bolla speculativa, la Germania investirà 50 miliardi di euro nel fotovoltaico per avere 9 mila megawatt di potenza che soddisferanno si e no l’1,5% del fabbisogno del paese. Se li dessero a me quei 50 miliardi…”. La stampa spagnola reputa, tra l’altro, che dei 2.800 megawatt di fotovoltaico che ci sono nella penisola iberica almeno 800 megawatt possano essere fasulli. Una distorsione del mercato che va corretta “con una politica di riduzione progressiva degli incentivi destinati a chi installa impianti solari”.
Questo ovviamente senza nulla togliere alla fonti rinnovabili in genere, che devono rappresentare una fetta importante del mix produttivo italiano. Non a caso sul settore Enel c’ha scommesso al punto da costituire una società apposita nel 2008, Enel Green Power, che ora, a inizio novembre, sbarcherà in Borsa con il 30% del capitale: “È un titolo appetibile perché offre rendimenti sicuri e una crescita garantita da una serie di progetti in pipeline che porteranno i megawatt a disposizione da 5.700 a 9 mila nel 2014. Quasi tre quarti del fatturato non dipendono peraltro da incentivi statali”.
Magari non sarà un’azione da cassettisti come il titolo Enel che in questi 11 anni ha garantito «un total return shareholder positivo” nonostante le oscillazioni di prezzo. Un prezzo che, ha chiosato il manager dopo un dibattito durato quasi due ore, “in questo momento è ampiamente sottostimato dal mercato”.