Secondo Alberto Nosari si tratta di
“target ambiziosi ma compatibili se solo si considera che negli ultimi cinque anni sono stati scoperti ben 7,5 miliardi di Boe, e quasi tutti derivano da progetti ‘convenzionali’ con costi di produzione decisamente contenuti anche se permane il rischio Paese poiché la gran parte è ubicata in aree non proprio tranquille in termini di geo-politica”.
Paolo Scaroni:
1. Eni sarà sempre più grande;
2. “Da tempo abbiamo collocato la crescita fra le nostre priorità;
3. “Siamo fra i migliori nell’attività di ricerca,
4. “Negli ultimi cinque anni Eni ha conquistato i più grandi successi esplorativi poiché, anche senza considerare il Mozambico, dove sono stati scoperti i più grandi giacimenti della nostra storia, ogni anno le nuove scoperte hanno superato del 50% gli idrocarburi estratti e questo ci ha permesso di aumentare sempre più le nostre riserve tanto che oggi potremmo rispettare i target di produzione dei prossimi 10 anni anche senza trovare un solo barile aggiuntivo a quelli già oggi in portafoglio”.
5. “La nostra redditività resterà decisamente attraente anche con prezzi del petrolio molto, ma molto più bassi di quelli attuali”.
6. “Il capitale investito nella attività di esplorazione e produzione (E&P) è salito al 54% del totale dopo la cessione di Snam e Galp, ma tale dimensione è destinata a varcare la soglia del 60% entro la fine dell’attuale piano industriale, il 2016.
7. “I nostri progetti sono profittevoli anche a 45 dollari a barile considerando che 20 dollari sono assorbiti dagli investimenti in ricerca e sviluppo mentre altri otto remunerano i costi operativi di estrazione ed i restanti 17 sono indirizzati a royalties, tasse e remunerazione del capitale investito sulla base di un rendimento stimato all’otto per cento” (Massimo Mondazzi).
La domanda di gas, ricorda Alberto Nosari,
“ha subito una forte contrazione in molti Paesi europei, a partire dall’ Italia, anche a causa della recessione. Ma la domanda globale è destinata a crescere nel medio-lungo termine, sostenuta dal Far East a partire da Cina e Giappone. La Cina deve ridurre l’utilizzo del carbone per limitare livelli di inquinamento già oggi al di sopra dei limiti del tollerabile; il Giappone, deve sostituire progressivamente le fonti nucleari e per entrambi il gas potrebbe rappresentare una buona fonte anche per generare energia elettrica.
“Nel 2012 il gruppo Eni ha generato 19 miliardi di Ebit beneficiando di un prezzo medio del barile superiore a 110 dollari e con un rapporto medio euro dollaro di 1,285. E se tali condizioni si ripresenteranno in questo non facile 2013 Eni potrebbe replicare questa performance finanziaria, mentre se teniamo conto di proiezioni basate sullo scenario prudenziale citato, l’Ebit 2013 si riposizionerebbe a 12 miliardi con un relativo utile netto di quattro miliardi anziché i 7,4 dello scorso anno. Risultati che comunque permetterebbero al gruppo di rispettare una politica di dividendi generosa e sostenibile annunciata dallo stesso capo azienda in occasione della presentazione del piano strategico 2013-2016. Stime, queste, chiaramente basate su uno scenario “prudente” rispetto ai dati reali, se si considera che il prezzo medio progressivo del petrolio rilevato a fine aprile è stato di 110$ a barile, con quotazioni attuali più basse ma comunque superiori ai 100$ a barile, scenario decisamene positivo per il gruppo. Il rapporto medio di cambio euro dollaro progressivo a fine aprile era leggermente sfavorevole e pari a 1,32”..
“Resta invece incerto il momento in cui scatterà l’avvio del buy back sul 10% del capitale deliberato recentemente dai soci poiché l’operazione prenderà il via dopo l’estate al verificarsi di due condizioni: prezzo del petrolio superiore ai 90 dollari a barile e successo nell’esecution del piano anche in termini temporali e quindi dei rispettivi target.
“Eni ha assunto un nuovo volto a seguito delle citate dismissione di Snam e Galp; un nuovo profilo di business in cui l’area dell’esplorazione e produzione ha assunto un ruolo centrale. La maggiore focalizzazione sulle attività di E&P arriva proprio nel momento in cui le opportunità di crescita nel settore si sono moltiplicate in seguito agli straordinari successi esplorativi ottenuti negli ultimi anni”.
Paolo Scaroni:
“Nel 2012 l’ Eni ha realizzato oltre 19 miliardi di euro attraverso le dismissioni, tra valore delle azioni e deconsolidamento del debito”. E “continuerà a mantenere un approccio pragmatico in relazione al portafoglio di business e di asset con l’obiettivo di massimizzare il valore delle componenti non core e ottimizzare il grande portafoglio di risorse E&P, costruito attraverso le attività esplorative”.
Massimo Mondazzi:
“Le nostre prospettive di crescita sono supportate da
1. una struttura finanziaria rinforzata, con un debito netto alla fine del 2012 dimezzato rispetto all’anno precedente e un leverage a 0,25;
2. posizione finanziaria forte e coerente con il nostro nuovo profilo di business, maggiormente focalizzato sull’esplorazione e produzione”.
3. In prospettiva noi ci aspettiamo di mantenere il leverage tra il 10% e il 30%, utilizzando questa flessibilità per assorbire le fluttuazioni dei prezzi del petrolio, degli scenari di mercato di riferimento e dei risultati stessi.
4. “Nei prossimi quattro anni, investiremo 57 miliardi di euro per garantirci la nostra crescita ed escludendo l’effetto del rafforzamento del dollaro, la cifra indicata è superiore di circa 1,6 miliardi di dollari, meno del tre per cento, ed è prevalentemente legata alle crescenti opportunità di crescita in ambito E&P”.
5. Il piano di investimenti sarà finanziato dalla forte generazione di cassa in quanto le nostre previsioni indicano un cash flow stabile a circa 20 miliardi di euro all’anno nel periodo di piano. Le attività operative supporteranno un cash flow crescente nei prossimi 4 anni, sostenuto dalla produzione in aumento in ambito E&P e dalla graduale ripresa dei business mid e downstream, soprattutto in ambito G&P. Le dismissioni delle quote rimanenti in Snam e Galp e alcune operazioni di ribilanciamento del portafoglio E&P potranno portare a Eni circa 10 miliardi di euro di cash flow addizionale, di cui oltre la metà già ‘completate’”.