ROMA-I conti li hanno fatti la Cgia di Mestre, specializzati in materia di bilanci aziendali, e la Cisl del Lazio, sensibile alle sorti delle buste paga. Sono conti che dicono che il federalismo significa più tasse e non meno tasse. E speriamo che siano conti sbagliati o almeno conti viziati di pessimismo. I primi li pubblica il Sole 24Ore, riguardano le aziende di tutta Italia. Conti che dicono che dal 2014, da quando l’Imu sostituirà l’Ici sulle seconde case, ogni azienda rischia grosso di pagare di più al fisco, locale stavolta, ma sempre fisco è. Esempio numero uno: un negozio di 200 metri quadri con più di una vetrina nel centro storico. Questo negozio pagherà nel 2014 1.178 euro di Imu. Oggi paga di Ici 403 euro in meno se è a Milano, 248 euro in meno se è a Torino, 93 euro in meno se è a Napoli. Dunque il negoziante pagherà più tasse.
Esempio numero due: capannone in zona industriale. Pagherà nel 2014 6.937 euro di Imu. Con l’Ici attuale paga 2.373 euro in meno se sta a Milano, 1.460 euro in meno se sta a Torino, 547 euro in meno se sta a Napoli. Dunque il proprietario di capannone pagherà più tasse. Esempio numero tre: grande centro commerciale. Nel 2014 pagherà di Imu 10.229 euro. Con l’Ici attuale paga 3.499 euro in meno se ha il suo indirizzo a Milano, 2.153 euro in meno se ha il suo indirizzo a Torino, 807 euro in meno se ha il suo indirizzo a Napoli. Dunque il proprietario del centro commerciale pagherà più tasse.
E le buste paga? Con le addizionali Irpef il contribuente che risiede nel Lazio e ha un reddito di 10mila euro pagava nel 2010 solo 140 euro che diventano 170 nel 2011, 280 nel 2013 e 380 nel 2014. Se il reddito è di 20mila euro, la progressione sarà 280 euro pagati nel 2010, 340 nel 2011, 580 nel 2013, 760 nel 2014. Reddito da 30mila euro, questa la “scalata”: 420 euro pagati nel 2010, 510 nel 2011, 840 nel 2013, 1.140 nel 2014.
Ancora, reddito da 50mila euro: 700 euro pagati nel 2010, 850 nel 2011, 1.400 nel 2013, 1.900 nel 2014. Reddito da 70mila euro: 980 euro pagati nel 2010, 1.190 nel 2011, 1960 nel 2013, 2.660 nel 2014. Reddito da 100mila euro: 1.400 pagati nel 2010, 1700 nel 2011, 2.800 nel 2013, 3.800 nel 2014. L’esempio è tarato sul Lazio, Regione con alto deficit di bilancio e altissima quota di addizionale, ma vale per tutte le Regioni in deficit.
Sono cifre pesanti: dai dieci/venti euro al mese di tasse in più per i redditi minimi ai cinquanta euro in più al mese di tasse per i redditi medi, ai cento euro al mese in più di tasse per i redditi alti. E quaranta euro al mese di tasse in più per chi ha un negozio, cento e passa euro al mese di tasse in più per chi ha un capannone, duecento euro al mese di tasse in più per chi ha un centro commerciale. Cifre che smentiscono il primo comandamento del federalismo: “invarianza fiscale”. No, le tasse variano eccome, aumentano e non di poco. Il federalismo è un buon affare solo se Comuni, Regioni e Province imparano e sono obbligati a spendere di meno. Altrimenti è purtroppo solo una “mano locale messa nelle tasche dei cittadini”. Mano locale, ma non per questo fa meno male, anzi.