Gli esodati “sarebbero 390mila”. Inps: “Altro che 65mila”

Elsa Fornero (LaPresse)

ROMA – Da un lato il governo, dall’altro l’Inps e in mezzo i lavoratori nel limbo, i cosiddetti esodati: 65mila per il ministero del Lavoro, ma 390.200 per l’Inps. Sono coloro che hanno diritto ad andare in pensione con le vecchie regole. Un esercito da oltre 300mila soldati per l’Istituto che ha inviato un report inviato al ministero.

La relazione, firmata dal direttore generale dell’Inps, Mauro Nori, è stata inviata prima della firma del decreto, varato il 1° giugno, che fissa il numero degli esodati con diritto alla pensione a 65.000.  Un numero troppo ristretto quello di 65mila persone per un decreto, visto che lo stesso governo “è consapevole che il provvedimento non esaurisce la platea di persone interessate alla salvaguardia”, come si leggeva il primo giugno in un comunicato della Presidenza del Consiglio.

Secondo la Relazione la platea complessiva dei lavoratori esodati sulla base del decreto Salva Italia e del Milleproroghe è di 390.200 persone, platea ridotta a 65.000 lavoratori salvaguardati (e che quindi potranno andare in pensione con le vecchie regole) sulla base di criteri restrittivi nell’interpretazione delle norme messi a punto dai ministero del Lavoro e dell’Economia.

Le platee che fanno lievitare il numero degli esodati sono quelle della prosecuzione volontaria (133.000 persone autorizzate ai versamenti volontari nati dopo il 1946 e con un ultimo versamento contributivo antecedente il 6 dicembre 2011) e i cosiddetti ”cessati”, ovvero quelli che sono usciti dal lavoro per dimissioni, licenziamento o altre cause tra il 2009 e il 2011 che hanno più di 53 anni e che non si sono rioccupati (180.000 secondo l’Inps).

Per queste due categorie il decreto del Governo prevedeva rispettivamente 10.250 e 6.890 salvaguardati. Il Governo infatti sottolinea nel decreto in via di emanazione che potranno andare in pensione con le vecchie regole per queste due categorie solo coloro che maturano la decorrenza della pensione entro 24 mesi dall’entrata in vigore del Salva Italia (6 dicembre 2011) e quindi di fatto che, considerata la finestra mobile, maturano i requisiti entro maggio 2012 se autonomi e entro novembre 2012 se dipendenti.

Ma platee più consistenti, secondo l’Inps, non ci sono solo per cessati e prosecutori volontari ma anche per la mobilità (45.000 persone tra mobilità ordinaria e quella lunga a fronte dei 29.050 salvaguardati dal decreto), per i fondi di solidarietà (26.200 a fronte dei 17.710 previsti dal decreto) e beneficiari del congedo straordinario per l’assistenza ai figli gravemente disabili (3.330 a fronte dei 150 previsti dal decreto in via di emanazione). Sulla mobilita’ la differenza la fa il fissare nel 4 dicembre 2011 la data entro la quale il lavoratore che potrà andare in pensione con le vecchie regole dovrà essere già uscito dal lavoro e essere in mobilità (e quindi non la data entro la quale e’ stato fatto l’accordo collettivo con l’azienda).

La reazione dei sindacati. “Non siamo ancora stati convocati, e il fatto che si lascino ancora nell’incertezza molte centinaia di migliaia di persone, oltre alle prime 65 mila, è francamente una cosa inaccettabile da tutti i punti di vista”. Lo dice il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, al giornale Radio Rai, che chiede al governo non solo di aprire questo confronto “ma che si concluda con un impegno del governo e del parlamento a risolvere questa vicenda nello stesso modo per tutte le persone coinvolte”.

”Qualunque sia il numero degli interessati, tutti coloro che hanno sottoscritto accordi individuali e collettivi entro il 31 dicembre 2011 devono vedersi applicate le vecchie norme per l’accesso alla pensione”. Cosi’ il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, sugli esodati: ”Sarebbe opportuno – aggiunge in una nota – mettere fine al balletto di cifre chiedendo all’Inps di fornire con certezza i dati in questione; dati che solo l’Inps e’ in grado di conoscere nel dettaglio”.

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Maria Elena Perrero