DAVOS – Un altro “no” del cancelliere tedesco Angela Merkel sulla strada del “salvataggio” dell’euro, le viene chiesto da mesi e da più parti di sganciare miliardate di euro per mettere in sicurezza il sistema economico europeo, aggredito dai mercati sul fianco scoperto dei debiti pubblici nazionali. Le sue esitazioni e i suoi stop hanno affossato la Grecia e messo in serie difficoltà Spagna, Italia e in ultimo la Francia del sodale Nicolas Sarkozy.
L’ultima richiesta che le è stata fatta viene dal Fondo Monetario Internazionale, Fmi per gli amici, che spinge l’Europa ad aumentare il “Fondo Salva Stati” a 700 miliardi di euro. La Merkel ha risposto con un discorso pieno di buone intenzioni: non solo austerità, ma anche riforme strutturali e più posti di lavoro, non solo disciplina di bilancio, ma anche crescita sostenibile. E nessun raddoppio delle risorse del fondo salva-Stati. Ma se gli Stati si sfiancano per non farsi divorare dagli interessi sul debito, con quali risorse possono finanziare la crescita? Così si è aperto un altro degli appuntamenti “cruciali” sulla strada dell’Euro, il Forum Economico Mondiale di Davos, in Svizzera. Un altro “grande” vertice che promette di non passare alla storia.
Queste le parole della cancelliera: ”Dobbiamo far funzionare l’euro ed essere pronti a dare più competenze all’Europa. Il vero messaggio del fiscal compact, o Patto di bilancio, è che tutti dobbiamo introdurre principi sui conti pubblici in Costituzione. Non ci devono essere più, altrimenti perderemmo credibilità. Nei prossimi anni servono altri passi verso l’integrazione. Sono convinta che possiamo tenere insieme questa Europa comune. L’Europa è un grande e magnifico progetto. Siamo fortunati ad essere uniti e a condividere stesso futuro. Non saremo felici se non riusciremo a condividere questo impegno”.
”La gente non crederà all’Europa se la disoccupazione sarà troppo alta”, ha detto il cancelliere, ”dobbiamo fare qualcosa. Abbiamo imparato che dobbiamo costruire più Europa. Stiamo parlando di sostenibilità e crescita stabile. I settori dei conti pubblici e della competitività legata al lavoro saranno cruciali. Quello che è stato fatto in Portogallo, Grecia, Spagna e Italia è molto di quello che è stato fatto in passato”, ha detto Merkel. Secondo il cancelliere c’è ”bisogno di ripensare alla lezione che abbiamo tratto dalla crisi economica e finanziaria globale del 2008-2009. E la risposta che abbiamo non è ancora sufficiente. C’è ancora spazio per ripensare e migliorare. Nonostante l’esperienza del 2008-2009 abbia dimostrato l’interdipendenza tra i Paesi siamo riusciti a finalizzare il ‘Doha Round’ ma ci sono segnali crescenti di protezionismo. Abbiamo fatto progressi sulla regolamentazione delle banche, ma per una sufficiente regolamentazione sullo ‘shadow banking’ dobbiamo aspettare altri due anni”. L’Europa, ha quindi rilevato Merkel, ha il ”problema del debito pubblico e abbiamo difficoltà e debolezze sulla competitività in numerosi Paesi”.
Quindi sì, la Germania è disposta ad aiutare il resto dell’Unione, ma non è disposta ad accollarsi i debiti di nessuno. Se già precedentemente aveva chiarito che “Con tutti gli aiuti miliardari ed i meccanismi salva-Stati, noi in Germania dobbiamo stare attenti che alla fine neppure a noi vengano a mancare le forze, perché neanche le nostre possibilità sono infinite e questo non servirebbe a nessuno in Europa”, da Davos torna a sottolineare che “La Germania non intende prendere impegni che non potrà mantenere”.
Merkel rivendica come tedesca la promozione del fondo salva-Stati, prima Efsf e poi Esm, ma chiarisce che “dobbiamo fornire aiuto sulla base dei trattati dell’Unione monetaria, che dicono con grande chiarezza che nessun Paese può farsi carico dei debiti dell’altro”. Quindi nessun raddoppio del fondo da 500 a mille miliardi come chiesto dall’Italia, o aumento fino a 700 miliardi come chiede l’Fmi. ”Abbiamo detto fin dall’inizio che vogliamo sostenere l’euro, ma non vogliamo una situazione in cui siamo forzati a promettere un qualcosa che non saremmo capaci di mantenere”, ha detto Merkel. ”Il fatto che la Germania sia l’economia più forte dell’Europa non deve voler dire che può fare quello che le pare o che non vuole esporsi. Se il mercato davvero ci attacca non saremo in grado di sopravvivere”, ha aggiunto il cancelliere, sottolineando che ”quello che abbiamo mostrato è che siamo in grado di mostrare solidarietà. Sulla solidarietà e sugli impegni da prendere abbiamo dimostrato in molte occasioni che siamo seri”.
Mentre Merkel teneva il suo discorso d’apertura al meeting di Davos, il presidente del Consiglio Mario Monti parlava alla Camera, dopo aver parlato al Senato, in occasione del voto sulla mozione unitaria di Pdl, Pd e Terzo Polo per impegnare il governo in una nuova politica europea, in vista del Consiglio europeo del 30 gennaio.
Da Roma Monti sembra aver voluto mandare un messaggio a Berlino: “Quando, in parallelo ai pesanti sacrifici per i cittadini, il governo chiede che l’Europa dia un segno di riconoscimento, non stiamo chiedendo denaro alla Germania: chiediamo che la governance dell’eurozona evolva in modo da consentire una ragionevole riduzione dei tassi di interesse”. Monti ha chiesto “che la governance dell’eurozona evolva in modo tale da consentire a quei Paesi che stanno facendo progressi che vengano riconosciuti i progressi nel loro risanamento e di vedere questo riflesso in termini di una ragionevole diminuzione dei tassi di interesse con la rimozione del rischio euro, che c’è per tutti, ma ovviamente grava su quei Paesi che per colpa loro o della loro storia hanno uno stock di debito particolarmente elevato”.
Il nuovo premier spagnolo Mariano Rajoy sarà giovedì a Berlino per incontrare Merkel in preparazione del vertice Ue di Bruxelles della settimana prossima. Rajoy illustrerà al cancelliere le prime misure di austerità e di riforma varate dal suo governo, confermerà l’impegno di Madrid a raggiungere l’obiettivo di riduzione del deficit per ora previsto per il 2012 al 4,4% e chiederà l’aiuto dell’Ue per i Paesi ‘virtouosi’ nel risanamento finanziario. Sarà la terza missione all’estero di Rajoy da quando è diventato capo del governo di Madrid a fine dicembre.
Sul fronte Grecia si discute ancora, ma il commissario Ue Olli Rehn ha sottolineato che “C’è già un forte coinvolgimento degli istituti pubblici nel piano salva-Grecia che coinvolge i privati e la posizione Ue non è cambiata”.