ROMA – La lotta all’evasione un grande inganno? Sulla Stampa, dove Luca Ricolfi aveva lanciato la provocazione, replica Stefano Lepri. “L’idraulico che evade nasconde inefficienza”: già dal titolo Lepri prende le distanze dal collega. Non perché non riconosca le falle di un’invocazione alla legalità tardiva ed estemporanea: nemmeno trascura il problema delle aliquote troppo alte o non vede i rischi di chiusura che incombe sulle imprese che dovessero mettersi improvvisamente tutte in regola. No, l’argomentazione è incentrata sull’effetto nefasto dell’evasione fiscale sulla crescita e sula produttività in Italia.
Tornando al titolo, se accettiamo di pagare 100 euro in nero all’idraulico invece dei 140 fatturabili, non è solo per il ricatto implicito: ma perché quei 40 euro risparmiati li consideriamo “come una specie di indennizzo per la scarsa qualità del lavoro”. Questo perché siamo costretti a “rivolgersi a prestatori d’opera su piccola scala, semisommersi, dotati di tecnologie arretrate: lavorano peggio di altri, ma costano molto meno”. E’ un esempio di vita quotidiana, ma proviamo ad estenderlo su larga scala. “Si tratta non solo di equità, ma di efficienza”: se è vero che l’alta tassazione in Italia ci sfavorisce nella competizione mondiale, è vero anche che chi evade danneggia chi opera alla luce del sole, impedendogli di gareggiare in mare aperto.
Le imprese vengono tartassate per coprire i buchi di chi non fa il proprio dovere. “Chi evade rifugge dalle tecnologie avanzate, o da un’organizzazione aziendale stabile, su vasta scala, con prezzi chiari, perché attirerebbero l’occhio del fisco”. Per questo gli evasori sono concentrati nell’ambito del mercato interno, nei settori dove la concorrenza internazionale non c’entra. Concludendo, per Lepri quella dell’evasione fiscale è un’operazione più che giusta, anche al netto della poco credibile compagine governativa che la promuove. E’ tra i fattori più decisivi per il mantenimento dello status quo, “causa di immobilismo e di ristagno economico”.