ROMA, 16 MAR – Audizione venerdì in Consob del direttore finanziario della Fiat, Richard Palmer, ascoltato dagli uffici dell'Authority su una serie di temi all'ordine del giorno con impatto sul mercato: i possibili sviluppi dell' aggregazione Chrysler, l'esposizione finanzaria del gruppo, l'andamento delle vendite, l'allocazione dei siti produttivi.
Palmer, accompagnato dal responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo, Fabio Spirito, secondo quanto si apprende, non ha incontrato i vertici delle Consob, ne' i membri della commissione, ma e' stato ascoltato dagli uffici tecnici.
L'audizione, proprio nel giorno in cui i vertici del Lingotto hanno incontrato il premier Mario Monti a Palazzo Chigi, e' servita per fare il punto su vari temi all'attenzione del mercato, a cominciare dalle prospettive di sviluppo del gruppo su vari mercati, italiano ma anche internazionali, Brics in testa. L'audizione Fiat arriva dopo le sollecitazioni Consob dello scorso autunno in cui l'organismo di vigilanza aveva sollecitato il Lingotto a dare maggiori informative al mercato sulla politica di investimenti, cosi' da avere piu' elementi di valutazione sulla societa' e, di conseguenza, sull'andamento del titolo. Fiat a fine ottobre aveva risposto con un certo ''disappunto'' a queste richieste, confermando gli impegni assunti con Fabbrica Italia su investimenti e prodotti, ma sottolineando di non essere ''in condizione di fornire informazioni circa il proprio piano finanziario ad un livello di dettaglio tale da consentire un riscontro nei termini richiesti da Consob''.
''Ancora maggiore – spiegava l'azienda all'epoca – e' il disappunto di Fiat nel constatare come tale richiesta, la cui natura ed i cui scopi non possono che essere squisitamente tecnici, sia stata da piu' parti interpretata e, in alcuni casi strumentalizzata, come una richiesta intesa a verificare nel dettaglio lo stato di attuazione del progetto Fabbrica Italia''.
Ora la Consob e' tornata alla carica anche alla luce delle ultime dichiarazioni dell'amministratore delegato Sergio Marchionne, che ha evocato l'ipotesi della chiusura di alcuni stabilimenti in Italia, subordinatamente all'andamento del mercato, e che non si e' voluto esporre riguardo alla futura scelta della sede legale del gruppo ('L'unica cosa che conta sono gli stabilimenti, i lavoratori che abbiamo e se le auto vendono vendute. Andiamo dove si fanno affari, siamo nomadi'', ha detto il 12 marzo scorso).