Fiat, Marchionne: “conti 2009 oltre stime analisti”

«I conti del quarto trimestre e del 2009 del gruppo Fiat sono oltre la media del consensus degli analisti». Così Sergio Marchionne, a pochi giorni dalla riunione del cda del Lingotto, convocato (lunedì 25 gennaio) per esaminare il preconsuntivo dell’esercizio appena concluso. I conti, aggiunge, sono «in linea con le previsioni. Il gruppo ha fatto bene, considerando il mercato».

Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat

E il 2010, assicura, «andrà meglio». Il manager sceglie Milano, la sede di Palazzo Mezzanotte, dove è chiamato a ritirare per Fiat Group il riconoscimento di «investor of the year» nell’ambito degli «Uk-Italy Business Awards» (il premio del governo britannico e UK Trade & Investment per le aziende italiane che nel 2009 hanno scelto il Regno Unito come destinazione chiave per lo sviluppo del loro business) anche per escludere una eventuale emissione di bond a copertura degli investimenti programmati (8 miliardi di euro).

«In questo momento non ce n’è bisogno. Di soldi ne abbiamo abbastanza». Il discorso si sposta, poi, inevitabilmente, su Detroit. L’integrazione fra Fiat e Chrysler prosegue sui binari tracciati, «va bene», puntualizza Marchionne. Da qui, l’annuncio dello sbarco del marchio Fiat negli Usa a dicembre, quando «sarà possibile acquistare una 500 in tutte le concessionarie Chrysler» (il modello andrà in produzione nel terzo trimestre).

Un accordo, quello americano, ha aggiunto ancora l’ad, che «è partito su basi totalmente diverse, con presupposti diversi» rispetto a quello tra Nissa e Renault, e che vede la famiglia Agnelli restare il «socio di riferimento del Gruppo». Tornando all’Italia, non manca la carne al fuoco. L’Alfa Romeo, ad esempio: «È il nostro bambino da curare e lo stiamo curando. Ho sempre detto che il caso Alfa era il più difficile da gestire. Si tratta di un marchio con grandi potenzialità che, per colpa anche nostra, non è mai riuscito a portare dei risultati».

Poi, gli incentivi. Marchionne vi fa riferimento quando gli viene chiesto delle aspettative per il 2010. «Andrà meglio del 2009», dice. «Di sicuro anche senza incentivi». Già, gli ecobonus. Proprio ieri il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha annunciato che il governo è intenzionato a mettere sul tavolo una cifra simile a quella del 2009 (1,2 miliardi di euro).

Spiegando che lo strumento sarà ridotto, rispetto al precedente, sia nel tempo sia nella quantità. E che sarà spalmato «su una gamma più ampia di prodotti» (allo studio c’è, inoltre, l’avvio della «borsa del gas» e una moratoria sulle bollette energetiche per le Pmi). «Se gli incentivi non dovessero andare avanti, gestiamo la situazione. Non è piacevole, ma il gruppo ha adesso la forza strutturale per farlo», fa sapere Marchionne. Certo, toglierli non è cosa che consiglierebbe. «Non tanto per Fiat, ma per il sistema industriale italiano», dice. Il dialogo con il ministro Scajola è in corso. «Noi abbiamo dato tutte le informazione che hanno richiesto. La scelta è loro». E Termini Imerese, la cui sopravvivenza i sindacati vorrebbero ancorata agli eco-bonus per l’auto? «Non ho nulla da aggiungere», taglia corto Marchionne. Nessun contatto «ancora» con la cordata Cimino né con investitori cinesi.

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