Tornano tesi i rapporti tra Pd e Idv, con Antonio Di Pietro che accusa i partner di fare “opposizione della domenica” sulla vicenda dell’accordo tra Fiat e sindacati su Pomigliano. Il responsabile Lavoro dell’Italia dei Valori, Maurizio Zipponi, ha addirittura evocato lo scenario del sabotaggio da parte degli operai delle ‘Panda’ che dovrebbero essere fabbricate a Pomigliano.
Nel Pd arriva dall’ex segretario Walter Veltroni un sì all’accordo più convinto di quello di Pier Luigi Bersani. Veltroni è sembrato rompere gli indugi per un appoggio più forte all’accordo, di quello espresso anche oggi da Bersani, il quale ha sottolineato il suo “si con riserva”, visti i “profili delicati di ordine giuridico” dell’intesa. “Questo accordo mi sembra inevitabile – ha invece affermato Veltroni – è molto duro, però non avviene sotto un ricatto bensì a causa di una condizione obiettiva che è figlia della nostra globalizzazione diseguale” e per le oggettive condizioni di Pomigliano, dove, ha ricordato Veltroni, l’assenteismo è effettivamente alto. In più l’ex segretario del Pd invita la Cgil a “star dentro una sfida di innovazione”.
Secca la risposta di Gennaro Migliore (Sel): “L’analisi e le proposte di Veltroni sul ricatto della Fiat ai lavoratori di Pomigliano sono allineate ad una sola parte, quella del comando dell’impresa”. Bersani ha insistito sul fatto che l’accordo “non è esportabile in altre realtà, non se ne può fare un modello” come vorrebbe il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, “perché queste condizioni non esistono nel resto del Paese”. Piuttosto, il leader dei Democratici accusa il governo di latitanza, in una vicenda che pure avrebbe dovuto interessarlo visto che sono in gioco scelte di politica industriale: “Il governo avrebbe potuto metterci becco, perché c’erano i margini per risolvere i problemi in altro modo”. Il dubbio è che non lo abbia fatto proprio per creare un precedente: di qui la “riserva” di Bersani.
Ad attaccare duramente il Pd ci ha pensato, dunque, Antonio Di Pietro: “Non perdo un minuto a discutere la non opposizione del Pd. Esiste una sola opposizione – ha insistito – dalla manovra alle intercettazioni, passando per la Fiat: come fa l’Idv, si deve contrastare il governo con tutte le forze dentro e fuori al Parlamento e non si può, e non si deve, sedersi al tavolo del compromesso così come pilatescamente vorrebbe la maggioranza e una parte dell’opposizione, quella della domenica sera”.
“Le parole di Bersani sia sulle intercettazioni che sulla Fiat sono state chiare e nette e non danno adito ad alcuna interpretazione distorta”, ha rintuzzato Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria del Pd, che ha invitato Di Pietro a “rispettare” le posizioni del Pd “se davvero ha a cuore il futuro del Paese e non solo qualche decimale in più da mettere in cassa per il suo partito”. Sul merito poi le distanze sono abissali. Di Pietro ribadisce il suo appoggio alla Fiom, che ritiene illegittimo il referendum tra i lavoratori di Pomigliano , mentre Bersani è più impegnato a sostenere il riavvicinamento tra il segretario della Cgil, Guglielmo EPifani e quelli di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. La posizione radicale di Idv è accentuata dalle parole del responsabile lavoro, Maurizio Zipponi, che ha ventilato la possibilità di un boicottaggio da parte degli operai.
“Mi stupisce che Marchionne – ha attaccato Zipponi – non capisca che scaricare tutto sui lavoratori significa alienarseli. Gli operai mangeranno la minestra ma una volta fatti gli investimenti, reagiranno. E non c’é bisogno di scioperare, rischiando il licenziamento. Basta fare resistenza passiva: se il capo non ti dice di muoverti tu stai fermo, se la procedura prevede che devi mettere il bullone in un certo modo, lo fai, anche se sai che è sbagliato. Il risultato – ha concluso – saranno piazzali pieni di macchine incomplete”.