E in tanti, quasi tutti, citano un proverbio: “O mangi questa minestra o ti butti dalla finestra”, ossia non ci sono alternative. Carlo e Antonio, rispettivamente 27 e 28 anni, sono stati tra gli ultimi assunti alla Fiat di Pomigliano. Il contratto a tempo indeterminato lo hanno firmato ad agosto scorso. “Abbiamo votato per il sì, perché c’era qualche alternativa?” Lello, 36 anni, sta ora entrando al turno delle 14. Ha una moglie incinta e due gemelli in arrivo. “Sono due anni che ci stanno facendo fare la fame – racconta, facendo riferimento alla cassa integrazione, vale a dire 850 euro al mese – è un giorno brutto. Voteremo sì, del resto non abbiamo scelta”.
Mentre i pullman arrivano dall’hinterland per portare in fabbrica gli operai, c’é chi davanti ai cancelli continua ad urlare: “Votate no, Marchionne ci vuole fregare, i nostri diritti sono calpestati”. C’é chi canta Bella ciao, mentre tra chi inizia il turno c’é anche Lina, 30 anni, diplomata, da nove anni in Fiat. “Stanotte non ho chiuso occhio per l’ansia – dice – voglio essere ottimista, voglio crederci che questa fabbrica non chiuderà”. Una sfilza di no comment, invece, da chi esce dalla fabbrica. “Ormai è troppo tardi, ormai non c’é più niente da dire – dice Ciro Di Maio, 46 anni – ho una famiglia, dei figli e un mutuo da pagare, insomma non ho scelta. Ho votato sì”.