Questa mattina arriva l’annuncio dell’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne: la Fiat andrà ad investire in Serbia. Il manager italo-canadese questa volta si è attirato una pioggia di critiche, anche perché Marchionne nel suo annuncio attacca i sindacati: “Se non ci fosse stato il problema Pomigliano – dice – la L0 (nuova macchina che verrà prodotta in Serbia, ndr) l’avremmo prodotta in Italia”. Ed è subito polemica. Critiche, bipartisan come altre volte lo furono i complimenti, che al numero uno di Fiat arrivano dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che annuncia un prossimo confronto con Marchionne, dal Pd con Bersani che parla di “annuncio sorprendente”, dalla Lega che con Calderoli dice che l’investimento in Serbia “non sta nè in cielo, nè in terra”, dal governo che con Sacconi chiede di riaprire il tavolo delle trattative, dalla regione Piemonte che chiede un incontro urgente con Marchionne, da Cgil e Cisl che si mobilitano. Resta, solo, l’assordante silenzio della Uil che ieri ha sostenuto che ci vorrebbero “dieci Pomigliano” perché quell’accordo “ha segnato una svolta nella storia” sindacale italiana.
Sacconi: tavolo tra le parti. ”Credo che si debba quanto prima riaprire un tavolo tra le parti per discutere l’insieme del progetto Fabbrica Italia, cioe’ quel progetto che vuole realizzare investimenti nel nostro Paese se accompagnati da una piena utilizzazione (rpt, utilizzazione) degli impianti secondo il modello gia’ concordato a Pomigliano”. Lo ha detto a Pescara il ministro del Welfare e del Lavoro, Maurizio Sacconi. ”Io credo – ha aggiunto il ministro – che ci sia modo di saturare i nostri impianti alla luce dei buoni risultati che il gruppo sta conseguendo negli ambiziosi progetti che si e’ dato. Certo – ha concluso – occorrono relazioni industriali cooperative perche’ invece le attivita’ che in qualche modo fermano la produzione, minoranze che bloccano la produzione, non incoraggiano questi investimenti”.
Calderoli: Fiat in Serbia? Non sta nè in cielo nè in terra. “La Fiat in Serbia? L’ipotesi ventilata da Marchionne non sta né in cielo né in terra. Se si tratta di una battuta, magari fatta per portare a più miti consigli i sindacati, sappia che comunque non fa ridere nessuno, diversamente sappia che troveranno da parte nostra una straordinaria opposizione”. Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli esprime il suo dissenso sulle parole di Marchionne: “Non si può pensare di sedersi a tavola, mangiare con gli incentivi per l’auto e gli aiuti dello Stato e poi – aggiunge – alzarsi e andarsene senza nemmeno aver pagato il conto”.
Ronchi: spero sia boutade estiva. ”L’ipotesi ventilata dall’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, di portare in Serbia la produzione dello stabilimento di Mirafiori mi sembra assomigli a una boutade estiva o a un modo per forzare la mano. Per questo non mi sembra il caso di prenderla davvero in considerazione. Ovviamente se questa ipotesi dovesse concretizzarsi, la nostra opposizione sarebbe fermissima”. Lo ha detto il ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi. ”In un momento di grave crisi come quello che stiamo affrontando – afferma il ministro – e da cui l’Italia sta uscendo ma a costo di durissimi sacrifici, fa male sentir parlare di possibile delocalizzazione della produzione. Non si puo’ chiedere al Governo e al Paese di impegnarsi per favorire la crescita e lo sviluppo e poi pensare di andare a produrre all’estero. Questo e’ assolutamente inaccettabile”, ha concluso Ronchi.
Bersani: sorprendente annuncio, riaprire tavolo. ”E’ sorprendente questo annuncio – ha affermato il leader del Pd – Non ho capito quale tipo di ragioni si portano per dire che in Serbia ci sono condizioni che non si troverebbero a Torino. Su questo servono chiarimenti. Rispetto alla realta’ torinese ho colto una colpevolizzazione che non ha riscontro con la realta’: e’ una citta’ con la piu’ antica cultura industriale, ha visto di tutto, ristrutturazioni, flessibilita’. Non si puo’ fare spallucce”. Bersani ha poi scandito l’acronimo della Fiat: ”Fabbrica italiana auto Torino”, ed ha concluso: ”partiamo da li”.
Berlusconi, ha aggiunto Bersani, pur essendo Ministro dell’Industria ad interim, non si occupa della vicenda FIat perche’ ”e’ impegnato nel frutteto, con le mele marce”. Bersani ha prima chiesto al governo la convocazione di un tavolo su tutti i dossier dell’azienda torinese, poi ha aggiunto: ”non pretendo che sia il ministro dell’Interim a farlo, ma chi nel governo puo’, lo convochi”. Ai cronisti che gli hanno chiesto perche’ non pretende che sia Berlusconi a prendere l’iniziativa, visto che e’ il ministro competente, Bersani ha replicato: ”e’ impegnato nel frutteto, con le mele marce”. ”Chi apre il tavolo Fiat? ha chiesto Bersani, che ha aggiunto: ”Vogliamo per l’occasione fare uno straccio di ministro dello Sviluppo o lo vogliamo di legno?”.
Marcegaglia: incontro con Marchionne. Marcegaglia ha fatto sapere che incontrerà nei prossimi giorni l’amministratore delegato della Fiat. “Credo sia importante perseguire l’investimento a Pomigliano – ha affermato – e raggiungere i livelli di produttività richiesti. Credo che tutto questo vada fatto cercando di evitare comunque conflitti troppo pesanti, che non fanno bene a nessuno ma, dall’altra parte, senza mollare sugli obiettivi di produttività. Il tema è complesso”. Nel corso dell’incontro con Marchionne “ci confronteremo un po’ in generale”, ha anticipato la presidente di Confindustria.
La Regione Piemonte chiede un incontro urgente con l’ad Fiat Sergio Marchionne. Lo annuncia il neoassessore al Lavoro della giunta Cota, Claudia Porchietto. ”La Regione con il piano per l’occupazione appena varato – afferma Porchietto – sta facendo la sua parte, ma non puo’ rimanere sola. Tutte le aziende, Fiat compresa, devono fare la loro”. ”La Fiat – aggiunge – ha dato molto a Torino e all’Italia. Ma non si puo’ dimenticare che altrettanta attenzione gli e’ stata garantita negli anni dallo stato e dagli enti locali”. ”Chiedero’ un incontro urgente con l’ad Sergio Marchionne – conclude – perche’ e’ indispensabile che si proceda nella stessa direzione, a tutela dei lavoratori torinesi e piemontesi”.
Cgil: ritorsione contro i lavoratori. “La scelta di spostare in Serbia la produzione prevista nello stabilimento di Mirafiori, e le motivazioni addotte, sembrano confermare una linea basata sulla ritorsione nei confronti del sindacato e dei lavoratori, in continuità con il clima determinato dai recenti licenziamenti individuali”. In una nota la segreteria nazionale della Cgil esprime “preoccupazione per la continua indeterminatezza nelle decisioni che assume la Fiat sul futuro delle produzioni negli stabilimenti italiani. Se così fosse, si continua nel paradosso che vede il più importante gruppo industriale italiano registrare, pur nella crisi, importanti performance che però stridono con la necessità di serie relazioni sindacali basate sul confronto e il rispetto reciproco”.
“Non vorremmo – conclude la segreteria confederale Cgil – che le azioni messe in campo contro il sindacato e i lavoratori servissero per giustificare scelte più gravi di disimpegno negli stabilimenti italiani”.
Per Giorgio Cremaschi della Fiom, “le affermazioni di Marchionne sono gravissime e confermano tutti i giudizi che abbiamo espresso in questa fase. La Fiat in realtà si prepara a chiudere Mirafiori e a dismettere l’Italia”.
Fim Cisl: Marchionne non faccia di tutta un’erba un fascio. ”La decisione annunciata dalla Fiat di avviare la futura produzione del modello L0 in Serbia contrasta con i programmi che la prevedevano in un sito italiano”. Lo sostiene in una nota Bruno Vitali, segretario nazionale della Fim Cisl.
”Il piano industriale Fiat del 21 aprile scorso – afferma Vitali – prevede lo sviluppo di alcuni dei nuovi modelli senza indicarne ancora il sito di produzione. Su questo punto e’ pertanto necessario avviare al piu’ presto un chiarimento ed un confronto con la Fiat. La Fim ha dimostrato di essere in grado di affrontare concretamente le questioni della flessibilita’, della competitivita’, del lavoro”. ”Fiat affronti le sfide – conclude Vitali – dando maggior credito al sindacato che contratta davvero, senza fare di tutta l’erba un fascio. E’ altresi’ necessario che le informazioni riguardanti il lavoro ed il futuro di tantissimi lavoratori non siano usate per fare speculazione politica o sindacale ma vengano trattate con grande attenzione da tutti i soggetti interessati. Strumentalizzazioni sulle spalle dei lavoratori non sono accettabili da parte di nessuno”.
Bonanni: Marchionne fermi le bocce. ”La Fiat deve fare chiarezza su tutto il progetto ‘Fabbrica Italia’. Per questo all’ammInistratore delegato, Marchionne diciamo: fermi le bocce, faccia luce sugli investimenti dell’azienda ed avvii una discussione aperta col sindacato, per tutti gli stabilimenti del Lingotto”. Lo afferma il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, il quale invita anche ”qualche pezzo del movimento sindacale a smetterla con i polveroni che servono solo a produrre incertezze tra i lavoratori”.
”Occorre che la Fiat precisi il numero ed i nuovi modelli delle autovetture che intende produrre negli stabilimenti in Italia. Non aiutano in questo momento la confusione e le polemiche. Bisogna evitare di alimentare su questa delicata vicenda sindacale le strumentalizzazioni politiche che rischiano di scaricarsi sulla pelle dei lavoratori”, conclude il sindacalista.
Operai a Pomigliano: Fiat in Serbia? Non è colpa nostra. Pomigliano d’Arco non c’entra con l’annunciata produzione della nuova monovolume in Serbia anziche’ a Mirafiori: gli operai del Giambattista Vico non ci stanno ad essere ”additati quali colpevoli delle decisioni dell’amministratore delegato della Fiat”. E’ questa la prima reazione dei lavoratori dello stabilimento automobilistico di Pomigliano d’Arco, che hanno palesato ”delusione ed amarezza” per l’ennesima tirata in ballo del Giambattista Vico nelle decisioni dell’azienda che, dicono, ”sono tutte da addebitare alla dirigenza”.
”Marchionne non può trasformarci in capro espiatorio – spiega Giuseppe, da 20 anni nello stabilimento, che oggi, insieme con i suoi colleghi ha varcato i cancelli per il terzo ed ultimo giorno di produzione – non e’ colpa nostra se la nuova monovolume non sara’ prodotta a Mirafiori”. I volti degli operai lasciano trapelare un po’ di rabbia, delusione, sconforto, ma soprattutto tanta preoccupazione: ”Ancora una volta – afferma Antonio, un altro operaio di 34 anni – Marchionne minaccia di trasferire la produzione altrove. Decida, non puo’ lasciarci sulle spine. Viviamo ogni giorno nell’incertezza e sperando che l’accordo si attui davvero”. Disappunto e’ stato espresso anche da Maurizio Mascoli, segretario generale Fiom Campania: ”la strategia della Fiat e’ quella di contrapporre gli stabilimenti, gli operai e gli stessi Paesi, in una logica da multinazionale che non ha nulla a che vedere con l’appartenenza originaria alla Fiat italiana”.
”La decisione dell’investimento in Serbia – ha aggiunto – conferma il fatto che a differenza di quanto sostenuto da piu’ parti, compreso il ministro Sacconi, non e’ vero che l’azienda riporta in Italia le produzioni. Ma credo che su Pomigliano l’azienda non possa tornare indietro”. Vittorio Granillo, del coordinamento nazionale Slai Cobas, invece, sostiene che l’Ad ”sta offendendo il buon senso di tutti: non puo’ affermare che per ‘colpa’ di Pomigliano sposta una produzione all’estero. Marchionne ha gia’ cominciato a delocalizzare tutta la produzione italiana, con l’appoggio di buona parte della politica e degli altri sindacati”.
Un po’ di ”delusione e meraviglia”, invece, l’ha esternata Felice Mercogliano, segretario regionale Fismic Campania: ”E’ necessario – ha detto – un incontro urgente, prima delle ferie, per discutere dei tempi di attuazione dell’investimento a Pomigliano. Sappiamo che Marchionne vuole blindare l’accordo, e ci aspettiamo anche la costituzione di una NewCo. Ma siamo convinti che pochi dei 1850 ‘no’ degli operai al referendum, possano essere riconfermati”. Positivo, invece, il commento di Giovanni Sgambati, segretario generale della Uilm campana, il quale afferma che ”per essere messo in sicurezza, il progetto Fabbrica Italia deve partire da Pomigliano. Se la Fiat garantisce gli organici, il reddito ed il miglioramento delle norme attuali, che non vanno cancellate, siamo sulla strada giusta per ottenere risposte positive”.
”Sono preoccupato – ha affermato, invece, Giuseppe Terracciano, segretario generale della Fim di Napoli – per l’atteggiamento di alcune organizzazioni sindacali che continuano ad affilare le armi. Bisogna ricompattare i rapporti sindacali se non vogliamo correre rischi di delocalizzazioni, e confrontarci con il piu’ grande gruppo italiano, ormai divenuto mondiale. La Fiom difenda l’apparato industriale, non con gli scioperi, ma con gli accordi”.