Fiat, tra Serbia e new company: sul tavolo il nuovo contratto

Sergio Marchionne

Non è l’unico tema scottante il trasferimento della produzione del monovolume Fiat in Serbia, sul quale mercoledì si terrà a Torino il tavolo convocato dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. Il giorno successivo il Lingotto potrebbe annunciare ai sindacati la disdetta del contratto nazionale dei metalmeccanici. La decisione al momento riguarderebbe i 5.000 lavoratori di Pomigliano che, secondo l’ipotesi messa a punto dal pool dei legali ai quali si è rivolta la Fiat, verrebbero licenziati e riassunti, con un diverso contratto, da una nuova società, una new company.

”Sulla newco non ci sono particolari problemi se si riassumono tutti”, spiega il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ma avverte: ”Se si volesse cambiare il contratto o addirittura disdettarlo, saremmo costretti a mostrare tutto il nostro dissenso. Non capiremmo questa esigenza. Se la Fiat lo facesse sarebbe un’iniziativa gratuita e sleale”.

”E’ un argomento che potrà eventualmente essere affrontato quando il contratto scadrà – afferma il numero uno della Uil, Luigi Angeletti – e cioè nel 2012. Abbiamo convenuto con Confindustria di rinegoziarlo e su questo penso non ci sia alternativa. Nel caso, se ne riparlerà tra 2-3 anni”.

L’ipotesi di un nuovo contratto è preoccupante anche per l’Ugl. All’incontro di mercoledì, presso la sede della Regione Piemonte, è atteso Sergio Marchionne che, il giorno successivo, volerà negli Stati Uniti per fare da padrone di casa venerdì in occasione della visita del presidente Barack Obama agli impianti Chrysler e General Motors di Detroit e Hamtramck.

Nello stesso giorno del tavolo, in cui governo, enti locali e sindacati chiederanno all’amministratore delegato della Fiat garanzie sugli stabilimenti italiani e in particolare su Mirafiori, i lavoratori torinesi lasceranno per oltre un mese la fabbrica. Il periodo di ferie sarà infatti preceduto da due giorni di cassa integrazione per i lavoratori delle linee Punto, Idea, Musa e Mito, mentre sono già a casa dal 12 luglio i dipendenti che producono la Multipla. Le tute blu della fabbrica torinese rientreranno in fabbrica solo il 6 settembre, dal momento che, dopo le ferie, ci saranno per tutti altre due settimane di cassa integrazione.

A Torino mercoledì manifesteranno i sindacati di base che diffonderanno anche la lettera in cui il sindacato serbo esprime dubbi sull’investimento Fiat, mentre il governo di Belgrado ribadisce la fiducia nell’azienda italiana. I timori riguardano il futuro di Mirafiori se salterà la produzione del monovolume. ”Ci aspettiamo che mercoledì ci venga detto definitivamente che diventerà lo stabilimento mondiale dell’Alfa Romeo”, dice Roberto Di Maulo, segretario generale del sindacato autonomo Fismic, mentre Eros Panicali, responsabile Auto della Uilm, chiede: ”Il piano Fiat prevede che si producano circa 300.000 vetture a Mirafiori, più 50.000 alla Bertone. Se non c’è il monovolume, a quale modello pensano per lo stabilimento torinese? Vogliamo chiarezza”. E il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, avverte: ”Chiederò impegni precisi all’azienda e al governo, ma il sindacato deve capire che il mondo è cambiato”.

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Maria Elena Perrero