Fiat torna in utile e annuncia lo scorporo dell’auto

Fiat torna all’utile e annuncia una radicale riorganizzazione societaria che prevede  lo scorporo dell’auto a partire dal primo gennaio 2011.  La notizia è arrivata in Italia alle 7 del mattino di mercoledì 21 luglio, orario inconsueto per questo tipo di comunicazioni. La spiegazione sta nel fatto che il Consiglio d’amministrazione non si è tenuto a Torino ma negli Usa ad Auburn Hills, quartier generale di Chrysler.

Quello dello spin off dell’auto è un passo atteso da tempo. La domanda degli analisti, a questo punto, è se lo scorporo rappresenti un primo passo verso una sostanziale uscita degli Agnelli dall’auto, con una Fiat auto sempre meno italiana e la diversificazione degli interessi della vecchia holdng Fiat nelle altre attività del gruppo torinese.

Di certo l’auto sganciata dal resto del gruppo diventa più aperta ad accordi internazionali e prelude più facilmente alla formazione di una azienda che operi a livello mondiale e competa con i colossi giapponesi e americani.

Per l’Italia la conseguenza non è da poco, perché vuole dire che non sarà più il paese madre a parlare con la casa automobilistica, ma uno dei tanti mercati in cui vende e dei territori in cui assembla le sue macchine. Di conseguenza il peso politico dell’Italia e quello negoziale dei suoi sindacati diminuirà sempre di più, fino a diventare pari a quello della Polonia. Se il braccio di ferro su Pomigliano può avere fatto inorridire qualcuno, la prossima volta si può ipotizzare che non ci sarà più nemmeno quello, ma semplicemente un diktat come quello subito dai polacchi.

Tutto questo non sembra particolarmente colpire né il Governo italiano, che non è mai stato all’altezza di questi problemi, né il sindacato, distratto dai bavagli. Non è questione di destra o sinistra. Nell’ultimo anno si è visto come governi seri di sinistra, come quello americano, e di destra, come quello tedesco, avessero come priorità l’interesse dei loro operai e si è anche visto come si muovessero sindacati impegnati a fare il sindacato, come quelli di Detroit e quelli tedeschi, per difendere gli interessi dei loro iscritti, mentre i vertici sindacali italiani, troppo presi dal fare politica, facevano le scimmiette di Berlusconi festeggiando il primo maggio in Abruzzo.

Tornando ai risultati della Fiat, nel secondo trimestre 2010 il gruppo ha fatto registrare un utile netto consolidato di 113 milioni di euro, contro una perdita di 179 milioni di euro nel secondo trimestre 2009, utile della gestione ordinaria più che raddoppiato a 651 milioni, ricavi in rialzo del 12,5% a 14,8 miliardi di euro.

Sempre nel secondo trimestre, il cash flow generato, pari a un miliardo di euro, è stato significativo e ha portato l’indebitamento netto industriale a 3,7 miliardi di euro (4,7 miliardi di euro alla fine del primo trimestre); la liquidità è pari a 13,5 miliardi di euro (11,2 miliardi di euro alla fine del primo trimestre). Il margine sui ricavi è aumentato al 4,4% (2,4% nel secondo trimestre 2009), grazie ai maggiori volumi, al miglior mix delle vendite e ai continui benefici derivanti dalle azioni di contenimento dei costi.

L’aumento dei ricavi del Gruppo ha riflesso le migliori condizioni di mercato, seppur rispetto ai deboli livelli del 2009, in particolare per CNH e Iveco. Il business delle Automobili ha continuato a migliorare, nonostante il progressivo esaurirsi dell’effetto degli eco-incentivi in Italia e Germania. In particolare, Fiat Group Automobiles (FGA) ha realizzato un fatturato di 7,4 miliardi di euro (+6,4%) con 554.300 vetture e veicoli commerciali leggeri consegnati (-6,2% rispetto al secondo trimestre 2009). La ripresa della domanda nel comparto dei veicoli commerciali leggeri e il favorevole andamento dei cambi hanno più che compensato il calo dei volumi di vetture a seguito del progressivo esaurirsi degli eco-incentivi.

Quanto ai risultati del semestre, l’utile operativo è salito a 980 milioni di euro rispetto ai 29 milioni del 2009, grazie alla crescita significativa del risultato della gestione ordinaria (+741 milioni di euro) e a minori oneri atipici netti per 210 milioni. L’indebitamento netto industriale si è ridotto di 0,7 miliardi grazie alla positiva performance operativa di tutti i business.

Spin off dal 1-1-2011. Oltre ad approvare i dati di bilancio relativi al secondo trimestre il Consiglio di amministrazione Fiat  ha approvato la scissione parziale proporzionale, con cui Fiat S.p.A. intende trasferire ad una societa’ di nuova costituzione, Fiat Industrial S.p.A., alcuni elementi dell’attivo (prevalentemente partecipazioni) relativi ai business dei veicoli industriali, motori ‘industrial & marine’, macchine agricole e per le costruzioni, oltre a debiti finanziari.

”Con la scissione – spiega Fiat – queste attività saranno separate da quelle automobilistiche e dalla relativa componentistica, che includono Fiat Group Automobiles, Ferrari, Maserati, Magneti Marelli, Teksid, Comau e FPT Powertrain Technologies (attività di motori e trasmissioni per autovetture e veicoli commerciali leggeri)”. Dalla data ”di efficacia della scissione – prosegue Fiat – che si assume possa essere il 1 gennaio 2011, le azioni di Fiat Industrial saranno assegnate agli azionisti Fiat sulla base di un rapporto uno a uno”.

Secondo l’azienda, lo spin off  ”darà chiarezza strategica e finanziaria ad entrambi i business e permetterà loro di svilupparsi strategicamente in modo indipendente l’uno dall’altro”. Inoltre – sottolinea il cda – ”il Consiglio ritiene che l’operazione consentirà la giusta valutazione sui mercati dei capitali di entrambe le società.

In conseguenza dello spin off annunciato il 21 luglio, il patrimonio netto di Fiat sarà ridotto di 3.750.346.053 euro. ”Tale riduzione (raggiunta attraverso una corrispondente riduzione del capitale sociale e delle riserve) – spiega il Lingotto – non darà luogo a cancellazione di azioni, ma sarà attuata con una riduzione proporzionale del valore nominale di ciascuna categoria di azioni che, dalla data di efficacia della scissione, sarà pari a 3,50 euro”. Di conseguenza – prosegue Fiat – ”il capitale sociale di Fiat Industrial sarà aumentato di 1.913.178.892 euro, inoltre 1.837.167.161 euro saranno attribuiti a Fiat Industrial attraverso le altre riserve”.

Assemblea il 16 settembre. L’assemblea del Gruppo Fiat cui spetterà l’approvazione dello spin off delle attività automobilistiche ”si terrà presumibilmente, con il quorum necessario, il 16 settembre 2010”. È quanto si legge nella nota del gruppo. ”La scissione – si legge nel comunicato – è soggetta all’approvazione degli azionisti ed ai provvedimenti autorizzativi delle autorità regolamentari (Consob e Borsa Italiana).

Il Consiglio di Amministrazione ha dato mandato al Presidente ed all’Amministratore Delegato di Fiat di convocare l’assemblea ordinaria e straordinaria degli azionisti per approvare l’operazione ed alcune modifiche statutarie che o sono conseguenza della scissione (inclusa la riduzione dell’importo massimo autorizzato per l’acquisto di azioni proprie) o sono richieste per introdurre modifiche derivanti da norme in materia societaria entrate in vigore di recente. Considerata la presenza normale di azionisti di Fiat, l’assemblea si terrà presumibilmente, con il quorum necessario, il 16 settembre 2010”.

Finanziamento da 4 miliardi in arrivo dalle banche. Fiat Industrial Group ha ricevuto una ”highly confident letter” firmata congiuntamente da Barclays Capital, BNP Paribas, Citi, Credit Agricole Corporate and Investment Bank, IntesaSanpaolo, Societe’ Generale Corporate & Investment Banking, The Royal Bank of Scotland e Unicredit Corporate Banking per un nuovo finanziamento sino a 4 miliardi di euro (che sara’ reso disponibile con una combinazione di un finanziamento ‘revolving’ e di un finanziamento a termine) che ci si aspetta possa essere finalizzato prima della data di scissione. E’ quanto si legge nella nota del Lingotto. Tale finanziamento, precisa ancora il comunicato, potra’ essere utilizzato per le generali esigenze aziendali e per i fabbisogni legati al capitale di funzionamento, inclusa la restituzione da parte di Fiat Industrial, dopo la data di efficacia dell’operazione, dei finanziamenti infragruppo concessi da Fiat sino alla data di efficacia della scissione.

Pomigliano. L’attuazione dell’accordo sullo stabilimento di Pomigliano, nei termini e tempi fissati, è ” la condizione necessaria per la continuita’ dell’impegno della Fiat nella realizzazione del progetto ‘Fabbrica Italia”’. E’ quanto si legge nella nota del gruppo. Il Lingotto ricorda che negli ultimi mesi vi sono stati sviluppi significativi relativamente al dialogo con le parti sociali sulle prospettive produttive dello stabilimento Giambattista Vico di Pomigliano d’Arco, nel quale, in base al Piano Strategico 2010-2014, è prevista l’allocazione della produzione della futura Panda. La trattativa, sottolinea ancora la nota, ha portato alla sigla, in giugno, di un accordo con i Sindacati FIM, UILM, FISMIC e UGL su nuove regole del lavoro, per rendere piu’ efficienti e competitivi gli impianti. In seguito, ai primi di luglio, Fiat ha incontrato a Torino le suddette Organizzazioni Sindacali per dare attuazione all’accordo; nel corso dell’incontro le parti si sono impegnate ad applicare i meccanismi concordati che garantiscono la necessaria flessibilita’ operativa dello stabilimento. ”L’esecuzione di questo accordo nei tempi e nei termini concordati – conclude dunque – è la condizione necessaria per la continuita’ dell’impegno della Fiat nella realizzazione del progetto ‘Fabbrica Italia”’.

Reazioni Fiom. Per Giorgio Cremaschi  della Fiom, quello dello spin off ”è un progetto antico della Fiat holding, quello di liberarsi dell’auto. Oggi esso viene realizzato e c’èuna forte possibilità che il futuro veda in campo non la Fiat-Chrysler ma la Chrysler-Fiat, cioè la fine di un gruppo dell’unico produttore italiano dell’auto. Questa è la realtà e di questo dovrebbero discutere la politica e le istituzioni”.  ”Ciò che va bene agli azionisti non sempre, anzi non molto spesso, va bene per i lavoratori – aggiunge Cremaschi – Abbiamo già visto che la Fiat aumenta gli utili e i bonus per i manager e taglia il salario oltre che l’occupazione. Ora esprimiamo tutti i dubbi sul progetto di scorporo. Non certo per un successo finanziario dell’operazione ma per quello industriale e soprattutto occupazionale”.

Published by
Emiliano Condò