Finale debole per le Borse europee, tutte con gli occhi puntati sul Congresso Usa, nell’attesa delle sorti del piano da 700 miliardi di dollari per far fronte alla crisi finanziaria. Il crack di Washington Mutual e le difficoltà di Fortis, in aggiunta, hanno reso più cupo il quadro. Così l’indice Dj Stoxx 600, che fotografa l’andamento dei principali titoli quotati sui mercati del Vecchio Continente, ha perso l’1,88%, un ribasso che equivale a 120 miliardi di euro di capitalizzazione bruciati. A Londra l’indice Ftse 100 cede il 2,09% a 5.088,47 punti. A Francoforte il Dax arretra dell’1,61% a 6.063,7 punti e a Parigi il Cac 40 perde l’1,50% a 4.163.38 punti.
Chiusura di settimana in negativo anche per Piazza Affari, anche se sopra i minimi di seduta grazie al recupero registrato dagli indici Usa dopo le rassicurazioni del presidente Bush che si è detto fiducioso che il maxi piano di salvataggio del sistema finanziario Usa sarà approvato velocemente. Il Mibtel ha ceduto l’1,5%, l’S&P/Mib l’1,52%, l’All Stars l’1,06%. In leggero calo il prezzo del greggio scambiato a New York poco sopra i 105 dollari al barile, in rialzo l’euro sul dollaro scambiato intorno a 1,465.
Fra le blue chip in fondo al listino Italcementi (-4,38%), seguita da L’Espresso (-4,26%), Luxottica (-3,94%), Fiat (-3,66%), Stm (-3,56%), Unicredit (-3,4%), Tenaris (-3,3%) e Geox (-3,17%). Su Fiat ha pesato la scure di Merrill Lynch che ha tagliato il target price a 9 euro dai 10 precedenti confermando il giudizo «underperfom». Va detto però che la banca d’affari ha rivisto al ribasso anche i target di competitor europei come Peugeot e Renault. Tornando all’andamento di Fiat a Piazza Affari, come si ricorderá il titolo aveva segnato il record negativo il 15 luglio scorso a 9,05 euro contro il massimo dell’anno segnato il 2 gennaio a 18,03 euro. Bene invece Telecom Italia che ha chiuso in rialzo del 2,08% a 1,125 euro, con scambi pari allo 0,93% del capitale con il mercato che punta all’ingresso di nuovi soci nell’azionariato.
Acquisti anche su alcuni titoli del comparto finanziario come Intesa Sanpaolo (+0,25%), Unipol (+0,9%) e Genarali (+0,12%), grazie anche a un upgrade di Merrill Lynch da undeperform a neutral. Sul completo in deciso calo Eurofly (-6,3%), seguita da Permasteelisa (-6,3%) e dagli immobiliari Immobiliare Lombarda (-6,2%) e Uni Land (-5,5%). Acquisti invece sui titoli legati alla vicenda Alitalia: Premafin (+7,85%), Gemina (+5,9%), Immsi (+3,3%). Denaro anche su Tiscali (+2,3%).
A Wall Street alle 18 l’ indice Nasdaq composite cede l’ 1,56% a 2.152,4. Il Dow Jones limita i danni, -0,48% a 10.969,58; lo S&P 500 perde l’ 1,3% a 1.193,46. Fra i titoli bancari crollava Washington Mutual (WaMu, maggiore cassa di risparmio statunitense, fallita la scorsa notte), -91% a 16 centesimi di dollaro dopo essere stata liquidata dal governo e venduta per meno di 2 miliardi a Jp Morgan (-7%). La stessa Jp Morgan ha rastrellato dieci miliardi di dollari dalla vendita di azioni WaMu. Il prezzo dell’ operazione è stato di 40,5 dollari, ossia il 6,8% più basso rispetto alla chiusura del titolo ieri in Borsa a New York. Il numero di azioni vendute è stato pari a 246,9 milioni. La banca statunitense ha ottenuto due miliardi in più rispetto alle previsioni di otto miliardi di dollari di liquidità aggiuntiva, operazione legata al fatto che la banca nel terzo trimestre dovrà far fronte a svalutazioni e perdite.
In precipitosa discesa anche Wachovia (-25%, una nuova caduta cha fa salire a -45% le perdite questa settimana), un’altra grande banca alle prese con le conseguenze della crisi dei mutui immobiliari perché ha in pancia una enorme quantità di prestiti a tasso variabile ereditati dall’acquisizione di Golden West nel 2006, e Morgan Stanley (-12%).
Il mercato, oltre allo stallo in cui versa il piano di salvataggio dei mercati finanziari del governo americano (il presidente Bush ha espresso nuovamente l’auspicio che si chiuda presto in una comunicazione televisiva alla Nazione) ha, tra l’altro, accusato il colpo derivante dalla revisione al ribasso, +2,8% anziché +3,3%, del prodotto nazionale lordo nel secondo trimestre. Poi si è aggiunta la fiducia dei consumatori misurata dall’università del Michigan, scesa a 70,3 punti alla fine di settembre dai 73,1 punti della lettura preliminare di metà mese. Il dato è leggermente inferiore alle attese degli analisti che si aspettavano un dato a quota 71 punti. Va detto però che a fine di agosto l’indice si trovava a un livello molto più basso, 63 punti.
Il quadro generale dei mercati finanziari resta dunque molto negativo. Evidenza confermata dall’apertura in calo per il prezzo del greggio a New York. Il light sweet crude (Wti), contratto con consegna a ottobre, ha iniziato le contrattazioni a 105,63 dollari al barile, segnando un ribasso di 2,21 dollari sulla chiusura di giovedì.