Fininvest, la holding del presidente del consiglio Silvio Berlusconi, chiude il 2009 con risultati contrastanti: l’utile netto consolidato sale del 32,7% a 173,7 milioni di euro e remunera il premier e i suoi cinque figli con quasi 200 milioni di euro di dividendi, poco meno dei 208 milioni staccati nel 2009.
La crescita dei profitti e la tenuta del dividendo non devono però ingannare: anche per la Fininvest il 2009 è stato un anno difficile. “Il protrarsi della crisi delle economie mondiali ha fortemente condizionato anche i mercati in cui opera il gruppo” ha sottolineato in una nota la società, con un impatto “rilevante sul conto economico”.
I ricavi sono infatti scesi del 10,8% (dai 6,1 miliardi del 2008 a 5,44 miliardi) mentre ancor più robusta è stata la diminuzione del margine operativo lordo (-22,4% a 1,84 miliardi) e del risultato operativo, quasi dimezzato (-47,2%) a 603 milioni. Tuttavia, ha spiegato ancora il gruppo (rpt, il gruppo), “grazie ad un notevole miglioramento delle componenti finanziarie e dell’andamento delle partecipazioni consolidate ad equity (patrimonio netto, ndr) è stato tuttavia possibile conseguire un risultato netto in sostanziale crescita”.
Il presidente del Consiglio – che controlla attraverso le Holding Prima, Seconda, Terza e Ottava circa il 63,3% della Fininvest – ha così potuto raccogliere 126,4 milioni di euro di cedole. A Barbara, Eleonora e Luigi, i tre figli avuti dal matrimonio con Veronica Lario e che detengono con la Holding Quattordicesima circa il 21,4% della società, sono andati 14,2 milioni a testa mentre agli altri due figli, Marina e Piersilvio, vice presidente di Mediaset, spettano 15,3 milioni ciascuno in forza delle quote del 7,65% detenute attraverso le holding Quarta e Quinta.
Nessun accantonamento è stato effettuato in bilancio in relazione al maxirisarcimento da 750 milioni che la Fininvest è stata condannata a pagare alla Cir di Carlo De Benedetti nella sentenza di primo grado della causa civile sul Lodo Mondadori. Ciò in quanto la società, a cui fanno riferimento le partecipazioni di controllo di Mediaset, Mondadori, Mediolanum e del Milan, “sulla base dei plurimi e fondati motivi di appello, supportati, quanto all’insussistenza del danno, dai risultati della consulenza di parte, nonché dei pareri resi, ritiene che non sussistano, allo stato, i presupposti per dar luogo ad un accantonamento”.
La crisi ha imposto alla Fininvest un ridimensionamento degli investimenti, scesi da 1,71 a 1,43 miliardi, a fronte di un aumento dell’indebitamento di circa 80 milioni a 1,17 miliardi. Una flessione che, alla luce del momento, deve essere valutata positivamente: “Ancor più degno di nota – commenta infatti la Fininvest (rpt, la Fininvest) – è il fatto che il gruppo, nonostante una congiuntura economica così sfavorevole, sia riuscito, in parallelo ad un’indispensabile e rigorosa politica di contenimento dei costi, a dare continuità ai suoi piani strategici”.