ROMA – Introdurre una tassa ordinaria sulle grandi ricchezze, in media dell’1% a carico delle famiglie con una ricchezza oltre gli 800mila euro, potrebbe generare un gettito di circa 18 miliardi l’anno. Lo propone la Cgil, spiegando che una imposta di questo tipo, ”ispirata al modello francese”, colpirebbe ”solo il 5% più ricco e ricchissimo della popolazione italiana e non toccherebbe nessun altro ceto e reddito”.
La proposta è stata elaborata dal dipartimento politiche economiche della Cgil, in un approfondimento in vista dello sciopero generale del 6 maggio.
La tassa, come quella che in Francia chiamano ”sulle fortune”, colpirebbe ”tutte le famiglie la cui ricchezza complessiva, mobiliare e immobiliare, superi gli 800mila euro l’anno al netto dei mutui e delle altre passività finanziarie”, e ”ne sarebbero esclusi tutti coloro che, pur essendo proprietari di una o più abitazioni, nonché depositi in conto corrente, titoli di Stato o altre obbligazioni, non raggiungano il limite indicato”.
Sarebbero ”molto consistenti le risorse che si potrebbero ottenere annualmente solo dalla nuova tassa sulle grandi ricchezze”.
La Cgil calcola circa 18 miliardi l’anno con una aliquota dell’1%. Ma ”anche solo una aliquota media dello 0,55% (primo scaglione francese) sulla ricchezza netta totale, superiore agli 800mila euro complessivi, al netto delle detrazioni, detenuta da circa il 5% delle famiglie più ricche d’Italia, comporterebbe un gettito di 9,8 miliardi”.
Per esempio, a prescindere dal reddito Irpef, chi è proprietario ”di una casa dove abita con un valore di 450mila euro, un’altra casa con un valore di 250.000 euro ma che paga un mutuo su questa di 20 anni (per un montante di 150.000) e detiene anche 100.000 euro in depositi bancari, titoli di Stato, obbligazioni, azioni, partecipazioni, per un totale di 650.000 euro di ricchezza netta non sarebbe soggetto all’imposta sulle grandi ricchezze”.
Mentre chi è ”proprietario di una casa dove abita con un valore di 500mila euro, un’altra casa con un valore di 300.000 euro e detiene 100.000 euro in depositi bancari, titoli di Stato e obbligazioni, azioni e fondi comuni di investimento, per un totale di 900.000 euro di ricchezza netta, pagherebbe 8.000 euro”.
La tassa, sostiene la Cgil, ”oltre a creare ingenti risorse per la collettività (pari ogni anno a una finanziaria di medie dimensioni), avrebbe anche un effetto in termini di equità in un paese sempre più diseguale”.