Giacche e pantaloni di lusso venivano prelevati da grandi aziende committenti della zona e affidati per la rifinitura a 53 operaie assunte in nero a domicilio, retribuite con fondi ricavati da un giro di fatture false. E’ il meccanismo, scoperto dalla Guardia di finanza di Ancona e Osimo, attraverso il quale un’azienda di abbigliamento di Filottrano, che ha una decina di dipendenti regolari, riusciva a contenere i costi e a frodare il fisco. L’operazione è stata illustrata dal comandante provinciale di Ancona della Gdf, gen. Giovambattista Urso, e dal comandante della Tenenza di Osimo Mario Russo, presente il procuratore della Repubblica di Ancona Elisabetta Melotti.
A fronte di fatture false per un totale di 3 milioni di euro, i militari hanno eseguito un sequestro preventivo per equivalente per 540.790 euro (relativo al periodo 2007-2008) di immobili (circa 420 mila euro), contanti e depositi bancari (120 mila euro). Tutti beni facenti capo al rappresentante legale della ditta, denunciato per frode fiscale mediante fatture per operazioni inesistenti e omesso versamento di imposte, con compensazione di indebiti crediti. I valori sequestrati confluiranno nel Fondo unico per la giustizia. Non sono state invece chieste misure cautelari personali. L’applicazione della confisca penale è la prima nelle Marche.
Durante le indagini, durate circa un anno e mezzo, i militari hanno accertato che l’azienda, tuttora attiva, faceva risultare che le lavorazioni venivano effettuate e fatturate per circa 40-50 mila euro al mese, da una terza ditta con domicilio fiscale a Taranto, risultata all’oscuro di tutto. Le fatture false consentivano di accumulare crediti Iva, azzerare l’utile per non versare le imposte e a creare fondi per pagare i lavoratori in nero, in gran parte operaie di Filottrano, Jesi e Macerata. Gli abiti rifiniti a domicilio, venivano riconsegnati ai committenti senza transitare dai magazzini della ditta. Il gen. Urso ha rimarcato l’importanza dell’input impresso dalla procura di Ancona alla repressione dei fenomeni di evasione fiscale ma anche dei comportamenti di imprese che impiegano manodopera in nero, facendo concorrenza sleale.
