ROMA, 27 GEN – Fitch ha tagliato il rating dell’Italia di due notch portandolo da ‘A+’ ad ‘A-‘ con outlook negativo. Gli analisti se lo aspettavano, ma l’ennesima batosta al nostro Paese arrivata a chiusura dei mercati di venerdì, riaccende i fari sulla nostra situazione anche se con meno allarme di quanto previsto.
Fitch, rispetto a Standard&Poor’s e Moody’s, è l’agenzia che finora ha giudicato meglio l’Italia. Solo grazie ”al forte impegno del governo italiano sui conti pubblici e sulle riforme ha evitato un taglio piu’ severo del rating”, ha fatto sapere Fitch. L’outlook negativo indica ”possibilita’ di poco superiori al 50% di un ulteriore declassamento nei prossimi due anni”.
Fitch mette in evidenza che la decisione di declassare l’Italia riflette la situazione di un ”livello elevato del debito pubblico e un basso tasso di crescita che hanno reso il Paese particolarmente vulnerabile”. A preoccupare è l’aumento dei costi di finanziamento ”con l’ampliamento del divario tra tassi di interesse e crescita economica che comporta implicazioni negative sulla dinamica del debito pubblico”.
L’agenzia rileva anche che ”l’intensificarsi della crisi dell’eurozona e le difficoltà di finanziamento incontrate dal governo dell’Italia e dal sistema bancario, per quanto attenuate dai finanziamenti di emergenza a 3 anni della Bce, hanno messo sotto i riflettori il persistere di rischi dovuti all’assenza di un piano europeo pienamente credibile e capace di garantire sostegno finanziario a Paesi solventi ma potenzialmente illiquidi”. Fitch prevede per l’economia italiana una contrazione dell’1,7% nel 2012 e una crescita di appena lo 0,3% nel 2013 e sottolinea come riforme fiscali più incisive possano rafforzare la fiducia nella sostenibilità del surplus primario nel lungo periodo.
Insieme a noi anche il Belgio di un gradino e la Spagna, la Slovenia e Cipro. Per tutti questi Paesi l’outlook è megativo.
C’è una “significativa possibilità” che l’agenzia di rating Fitch tagli il rating italiano, aveva detto il 10 gennaio l’analista dell’agenzia David Riley secondo la Bloomberg. Secondo Riley, responsabile dei rating sovrani dell’agenzia statunitense, “per rimuovere il premio di rendimento (dei titoli di Stato) dovuto alla crisi, ndr) ci vorrebbe una credibile rete di protezione”.
Il 13 gennaio 2012 S&P ci aveva fatto retrocedere ufficialmente per la prima volta nella storia in ‘serie B’. Nessuna agenzia di rating aveva infatti mai tolto la ‘A’ al debito sovrano italiano, che per Standard and Poor’s a metà gennaio valeva ‘BBB+’, tre gradini dalla categoria speculativa ‘junk’, che per l’agenzia inizia a BB+.
A ottobre 2011 Moody’s aveva declassato l’Italia. Dopo Standard&Poor’s, un’altra agenzia aveva così dato un voto negativo al nostro debito pubblico e alle prospettive di crescita. Da AA2 il nostro Paese era passato ad A2.
La prima era stata proprio S&P che a settembre 2011 a sorpresa, ma non troppo, ci aveva bocciato. “Prospettive di crescita economica scarse e una coalizione di governo altrettanto fragile”: erano queste le motivazioni con cui una delle tre maggiori agenzie di rating aveva abbassato il suo giudizio sull’affidabilità dell’Italia: da A+ ad A.