Fmi: l’Italia crescerà meno del previsto. “Va rafforzato il fondo salva Stati dell’Ue”

JOHANNESBURG – L’economia europea crescerà poco e comunque meno del previsto: l’economia italiana è ancora più lenta. Il prodotto interno lordo italiano crescerà nel 2011 dell’1 per cento e nel 2012 dell’1,3 per cento: è la previsione del Fondo monetario internazionale, che lascia così invariata rispetto a ottobre 2010 la previsione per il pil nostrano di quest’anno, ma lima al ribasso (-0,1 per cento) quella del prossimo anno. Il +1,0 per cento del pil italiano nel 2011 si confronta con il +2,2 per cento della Germania, il +1,6 per cento della Francia e il +0,6 per cento della Spagna. Per il 2012 l’economia italiana crescerà dell’1,3 per cento meno di Germania +2,0 per cento, Spagna +1,5 per cento e Francia +1,8 per cento.

Le stime certificano, ancora una volta, la quasi stagnazione dell’economia italiana, gravata da storici ritardi non imputabili soltanto a relazioni industriali da riformare. Qualche giorno fa Luca Ricolfi sulla Stampa sottolineava altri tre fattori decisivi per descrivere l’immobilità attuale: i costi delle imprese, la burocrazia, la giustizia. Si sente parlare sempre di delocalizzazione, alla ricerca di manodopera a basso costo, ma dovrebbe stupire che molte imprese italiane non scelgono la Cina, o la Romania o la Serbia, ma vanno a investire in Svizzera. Sì, proprio la ricca Svizzera, che però abbatte i costi di insediamento di un’impresa, fornendo vantaggi che ne accrescono la capacità attrattiva.

Il Fondo Monetario Internazionale rivede al rialzo la stima del pil mondiale per il 2011: quest’anno l’economia crescerà del 4,4 per cento, lo 0,2 per cento in più rispetto a quanto stimato in ottobre. Il prossimo anno l’economia mondiale si espanderà del 4,5 per cento, previsione invariata rispetto alla precedente. Eurolandia crescerà quest’anno dell’1,5 per cento (stima invariata) e nel 2012 dell’1,7 per cento (-0,1 per cento). Gli Stati Uniti cresceranno nel 2011 del 3,0 per cento (+0,7 per cento) e del 2,7 per cento (-0,3 per cento) il prossimo anno.

Da Johannesburg, in Sudafrica, l’Fmi ha definito “necessari” per le banche europee ulteriori rigorosi e credibili stress test sulle banche, e ha sottolineato che i test devono essere seguiti da piani di ricapitalizzazione e ristrutturazione per gli istituti che lo necessitano.

I paesi con elevati livelli di debito dentro e fuori l’area euro, scrive ancora nella sua nota il Fondo monetario, devono compiere progressi con piani di risanamento dei conti di medio termine ambiziosi e credibili.

Buone le previsioni per il 2011: le condizioni finanziarie resteranno stabili o miglioreranno, ma la stabilità finanziaria globale resta a rischio, con l’interazione fra i rischi del debiti sovrani e del settore bancario che si sono intensificati, fa sapere ancora il Fondo monetario, sottolineando che la politica deve assicurare la ristrutturazione dei bilanci delle banche e degli stati, e continuare la riforma del mercato.

La ripresa economica globale continua ma a due velocità, con le economie avanzate che procedono più lente di quelle emergenti, dove stanno ”emergendo pressioni inflazionistiche e ci sono segnali di surriscaldamento, dovuti ai flussi di capitale”. Lo sostiene l’Fmi, evidenziando che restano ”elevati rischi al ribasso” sull’economia. Fra questi ”la possibilità che le tensioni nei paesi periferici dell’area euro si amplino all’Europa, la mancanza di progressi nel formulare piani di risanamento di bilancio di medio termine, il protrarsi della debolezza del mercato immobiliare americano e lo scoppio di potenziali bolle nei mercati emergenti”.

Il fondo salva-Stati. “La dimensione dell’European Financial Stability Facility va aumentata e il suo mandato dovrebbe essere più flessibile” afferma poi il Fondo monetario, sottolineando che “per i paesi dove il sistema bancario rappresenta una grande fetta dell’economia, è ora più che mai essenziale assicurare l’accesso a fondi sufficienti”. Secondo l’Fmi, “il meccanismo di risoluzione deve essere rafforzato se necessario”.

”Lo stress sui mercati finanziari resterà elevato nelle economie periferiche dell’area euro, dove i partecipanti al mercato sono preoccupati per i rischi sui debiti sovrani e sul settore bancario, sulle misure di austerity e sulla mancanza di una soluzione ampia. ”Gli spread sulle economie periferiche europee resteranno elevati durante la prima parte dell’anno e le turbolenze finanziarie potrebbero re-intensificarsi”.

La politica monetaria nelle economie avanzate deve restare accomodante, afferma il Fondo, sottolineando come il tasso di disoccupazione resta elevato nelle economie avanzate, che cresceranno del 2,5 per cento sia nel 2011 sia nel 2012. Le economie emergenti e in via di sviluppo cresceranno quest’anno del 6,5 per cento (+0,1 per cento rispetto alle stime di ottobre) e del 6,5 per cento nel 2012.

La Gran Bretagna. Intanto si registra un colpo d’arresto per la ripresa in Gran Bretagna. Secondo la stima preliminare dell’Ufficio nazionale di statistica il Pil, nel quarto trimestre del 2010, ha segnato un -0,5 per cento rispetto al trimestre precedente e un +1,7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009 (le attese erano, rispettivamente, per un +0,5 per cento e un +2,6 per cento).

L’Eurozona. L’Fmi sottolinea poi come i rischi sul debito sovrano nell’area euro si sono ampliati ad altri paesi. ”Gli spread dei titoli di stato in alcuni casi hanno raggiunto massimi decisamente al di sopra dei livelli visti durante la crisi dello scorso maggio”. Le pressioni sull’Irlanda sono risultate particolarmente severe, e hanno portato al piano Ue-Bce-Fmi. I legami fra i rendimenti medi dei titoli di Grecia e Irlanda con quelli del Portogallo restano elevati, ma le correlazioni sono aumentate fortemente negli ultimi mesi con i rendimenti spagnoli e, in misura minore, con quelli dell’Italia, con l’intensificarsi delle pressioni sugli spread.

La Cina. La Cina si conferma invece motore dell’economia mondiale. Il Pil cinese si espanderà nel 2011 del 9,6 per cento e nel 2012 del 9,5 per cento. L’economia indiana crescerà quest’anno dell’8,4 per cento e nel 2012 dell’8 per cento.

Gli Stati Uniti. Il deficit federale americano si attesterà nel 2011 al 10,75 per cento del pil, più del doppio di quello dell’area euro. Il debito supererà il 110 per cento del pil nel 2016. Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), sottolineando che ”l’assenza di un piano credibile e di medio termine” da parte degli Stati Uniti per risanare le finanze pubbliche potrebbe tradursi ”in un aumento dei tassi di interesse, che potrebbe avere effetti negativi sui mercati finanziari e sull’economia globale”.

Il Giappone. La Bank of Japan (BoJ) ha lasciato i tassi d’interesse fermi allo 0-0,1 per cento negli sforzi per sostenere l’economia, provvedendo al rialzo delle stime di crescita del 2010 al 3,3 per cento, a fronte del 2,1 per cento ipotizzato a ottobre. Sono le principali decisioni maturate nel corso della due giorni del board di politica monetaria della banca centrale nipponica.

L’economia del Giappone ”mostra ancora i segni di una moderata ripresa, ma la ripresa sembra avviata verso una pausa” visto anche il trend ”un po’ debole delle esportazioni”, mentre il ”ritorno graduale a un percorso di recupero moderato” è ipotizzabile nel tempo. Se da un lato l’anno fiscale 2010 (che si chiude a marzo 2011) è ora visto a +3,3 per cento, nell’esercizio 2011 – si legge in una nota – c’è una revisione al ribasso (dall’1,8 per cento all’1,6 per cento) a causa delle maggiori incertezze configurabili sul medio periodo.

Le nuove stime, inoltre, vedono un rialzo dell’inflazione dello 0,3 per cento nell’anno fiscale 2011 e dello 0,6 per cento nel 2012, che dovrebbe essere un passo decisivo nella lotta alla deflazione. La BoJ ha confermato poi il piano di riacquisto di asset, grazie al fondo di 5.000 miliardi di yen (circa 45 miliardi di euro) per aumentare la liquidità al sistema bancario e per facilitare il finanziamento delle imprese.

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Published by
Maria Elena Perrero