FIRENZE – Corruzione per Salvatore Ligresti, per i due ex assessori di Firenze Gianni Biagi e Graziano Cioni, per dirigenti di Fondiaria-Sai e professionisti: si e' conclusa con questa accusa, e con richieste specifiche di condanna per tutti gli imputati, la requisitoria dei pm Giuseppina Mione e Gianni Tei al processo sulla trasformazione urbanistica dell'area di Castello, di proprieta' della compagnia assicurativa, 168 ettari di pianura alla periferia di Firenze dove si potrebbe ancora edificare. Per Ligresti i pm hanno chiesto una condanna di 3 anni e 6 mesi; per Biagi 4 anni e 6 mesi (ha anche le accuse di turbativa d'asta e concussione in una vicenda collegata); per l' 'assessore-sceriffo' Cioni 2 anni e 2 mesi per corruzione piu' 8 mesi per violenza privata in merito ad una circostanza diversa da Castello, cioe' pressioni contro una sua ex sostenitrice perche' alle primarie del Pd decise di appoggiare un altro candidato per fare il candidato sindaco. E ancora, i pm hanno chiesto anche le condanne per corruzione dei dirigenti di Fondiaria-Sai a Firenze, Fausto Rapisarda, a 4 anni e 4 mesi, e per Gualtiero Giombini, a 3 anni. Chiesta anche la condanna dell'architetto Marco Casamonti a 3 anni e 6 mesi: Casamonti e' il progettista che, secondo l'accusa, l'assessore Biagi avrebbe ''imposto'' al Gruppo Fondiaria-Sai insieme ad un altro architetto, Vittorio Savi, nel frattempo deceduto.
Per i pm nella vicenda non c'e' stato passaggio di denaro in buste od operazioni finanziarie. E' una corruzione diversa, fatta di scambi di favori, attribuzione di incarichi, promesse di permessi a costruire in assenza di una futura variante urbanistica nell'area, esercizio di potere in spregio dell'interesse pubblico. ''Deus ex machina'' di tutto, lo definisce l'accusa, sarebbe l'ex assessore all'urbanistica, Gianni Biagi. Sarebbe lui, secondo i pm, che ''per far prevalere la sua visibilita', accrescere la sua posizione sul piano politico, per il soddisfacimento delle proprie ambizioni personali'' ha imposto ''un gioco dell'oca'' su Castello agendo, ''anche con le case storte'' ''in danno di Firenze'' in concorso con il privato. ''Gli architetti Savi e Casamonti erano i cavalli di Troia di Biagi – ha anche detto il pm Tei – nell'operazione Castello'', ''malsopportati da Ligresti e dai suoi uomini'' mentre il dirigente di Fondiaria-Sai Fausto Rapisarda ''si piegava a contrattazioni da bazar messe in atto dagli stessi Casamonti e Biagi''.
Quanto a Salvatore Ligresti, l'accusa ha rilevato che l'imprenditore ''non ha mai dichiarato di essere stato concusso'', segnale che per i pm e' indice del concorso nella corruzione. Accuse di corruzione anche a un altro imputato, l'ex assessore-sceriffo Graziano Cioni, anche se non c'e' concorso con Biagi. ''Cioni – dice l'accusa – e' uomo di spessore politico cittadino'' in grado di determinare le scelte: per lui la corruzione riguarda la questione urbanistica ma anche favori ricevuti da Fondiaria-Sai.
Rilevante anche la richiesta di condanna per le societa': i pubblici ministeri hanno chiesto la sanzione pecuniaria pari a 400 quote di Fondiaria-Sai, Europrogetti ed Archea ma – soprattutto – il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per due anni: condanna che, nelle diverse proporzioni economiche, puo' creare significativi problemi nelle rispettive attivita'. Proposta al tribunale anche la confisca dei terreni di Castello dove sono stati gia' dati permessi a costruire (sono tre lotti), mentre rimane vigente il sequestro preventivo di tutti i 168 ettari.
''Nessuno ha chiesto in tre anni e mezzo il dissequestro'', si e' fatto notare dai banchi dell'accusa. Per Archea, inoltre, chiesta la confisca di 800.000 euro come presunto profitto di reato a scomputo di incarichi ottenuti dall'architetto Marco Casamonti.