MILANO – Fonsai opta per una drastica pulizia di bilancio e chiude il 2010 con una maxi-perdita di 929 milioni di euro. Contestualmente annuncia aumenti di capitale per complessivi 800 milioni – 450 milioni nella stessa Fonsai e 350 milioni nella controllata Milano Assicurazioni – cosi’ da rimettere in carreggiata i suoi coefficienti patrimoniali, scesi sotto il minimo regolamentare, e ripartire da zero dopo due anni di profonda crisi.
Sui conti del gruppo hanno pesato le svalutazioni, pari a 389 milioni di euro, derivanti soprattutto dalle quote in Generali (167,6), Unicredit (118,6 milioni) e Mps (44,6 milioni). Ma anche l’adeguamento per 616 milioni delle riserve, cioè del capitale a garanzia dei sinistri, nel ramo danni. Con un bilancio ‘ripulito’ toccherà ora al neo amministratore delegato, Emanuele Erbetta, subentrato a fine gennaio a Fausto Marchionni, uomo di fiducia della famiglia Ligresti, riportare alla redditivita’ il gruppo.
Grazie agli aumenti di capitale Fonsai vedra’ il proprio margine di solvibilità , sceso nel corso del 2010 dal 120% al 97% (sotto il minimo regolamentare di 100 fissato per legge), risalire al 126%. Il rafforzamento patrimoniale ”ci permettera’ di guardare al futuro con maggiore serenità ”, ha detto Erbetta, affermando che ”il peggio è alle spalle” e l’obiettivo è ”battere il budget 2011” che prevede una raccolta premi di 12,5 miliardi e utili per 50 milioni.
L’aumento di Fonsai vedra’ intervenire Premafin, che si diluirà dal 51% al 35% del capitale, e Unicredit, che entrerà con il 6,6%, per un impegno complessivo di circa 160 milioni. Quello della Milano sarà sottoscritto per 150 milioni dalla stessa Fonsai, che si diluirà al 55%. I restanti 500 milioni da chiedere al mercato saranno garantiti dal Credit Suisse di Federico Imbert, banca che insieme ad Unicredit, si è fatta carico di togliere le castagne dal fuoco alla famiglia Ligresti.
Probabile che anche Unicredit prenda parte ai consorzi (la decisione arrivera’ a breve), seppure in posizione piu’ defilata (140 milioni in tutto, contro i 360 del Credit Suisse). Un impegno che si aggiunge ai 170 milioni messi sul piatto per rilevare i diritti di opzione di Premafin e sottoscrivere il 6,6% di Fonsai. ”Non pensiamo di diventare una compagnia assicurativa ma vogliamo proteggere la nostra esposizione” verso i Ligresti (circa 600 milioni), ha detto Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, definendo ”non strategica” la quota, ed escludendo un ”rischio opa” nei patti siglati con Premafin che daranno tre consiglieri a Piazza Cordusio e un peso nelle decisioni strategiche.
Di fatto chiuso il riassetto Fonsai – manca solo l’ennesimo ritocco al programma di rimborso dei 322 milioni di debito di Premafin – ora si trattera’ di riportare la compagnia alla redditivita’, specialmente nel ramo danni (quasi miliardo di euro la perdita ante imposte). Il combined ratio deve tornare sotto il 100% (livello che significa che i premi incassati sono in grado di coprire le spese e i sinistri) dal 109,4% del 2010.
Per ora invece niente dismissioni ”frettolose e poco convenienti”, ha detto Erbetta, anche se asset come Atahotels (una fabbrica di perdite venduta dai Ligresti alla compagnia due anni fa) non sono ”core business”. Cosi’ al momento si e’ deciso di cedere solo la quota del 27% in Citylife, il cui valore (almeno 100-110 milioni) e’ garantito da un’opzione nei confronti delle Generali esercitata oggi dal cda.